A pranzo
con il Re della velocità
di Luca Bonacini
I borghi di alcune provincie italiane si sono mantenuti come cento anni fa, e conservano ancora quell’affascinante sapore di antico, e di vissuto. E’ il caso di Pieve di Cento e di questa vecchia trattoria di antica memoria. Qui il re della velocità Ferruccio Lamborghini veniva a pranzo quasi ogni giorno, insieme ai suoi dirigenti, e sedeva sempre allo stesso tavolo, elogiando quella cucina cosi vera, ma d’estate lamentandosi per il caldo. Fu grande la sorpresa del patron Giorgio Toselli, quando vide fermarsi un furgoncino davanti alla trattoria, e scendere due uomini con un potente condizionatore d’aria marcato Lamborghini, con l’ordine di posizionarlo proprio in prossimità del tavolo del fondatore della casa automobilistica. L’inventore della Miura, mostro di potenza ed eleganza, tra le più amate da Elthon John e da Frank Sinatra, aveva voluto fare un regalo ai gestori della sua trattoria preferita, e garantirsi cosi il fresco per tutto il periodo estivo.
La storica Lamborghini Miura P400 |
Questo e tanto altro accadeva in questa antica osteria a pochi minuti da Cento, sorta accanto alla fermata delle corriere, e punto di approdo per i pellegrini del gusto, e per quelli dello spirito diretti alla vicina Chiesa della Collegiata. Il locale era stato aperto fin dal 1903 dalla famiglia Toselli, poi ristrutturato e ampliato nel 1960, crocevia di artisti, cantanti e musicisti di passaggio durante il seguitissimo Cantagiro, o nei paraggi per concerti: Taioli, Morandi, Dalla (buttato fuori perché metteva i piedi sulla tavola), poi Bersani, Renga, Ingrassia, Missiroli, Iachetti, la Cortellesi, seduti nelle due salette o nel fresco cortile, tutti innamorati di quella cucina e di quel modo amichevole di intrattenere, incuranti dell’arredo semplice e spartano, e del bagno all’esterno come una volta. Con i piatti della tradizione bolognese, la tagliatella (vero must), i tortelloni di ricotta e zucca, i passatelli in brodo e asciutti, i bolliti, la cotoletta, la zuppa inglese, la ciambella con la Cagnina, la torta di ricotta con il miele caldo, e una deliziosa serie di liquori casalinghi di erbe. Entrando sembra proprio di fare un salto nel passato, un banco bar anni ’50 pieno di amari e liquori, il caffè prodotto nell’adiacente torrefazione dalla sorella, e quella semplicità e concretezza ormai introvabili, tramandate dal bisnonno Felice, al nonno Remo, a papà Giorgio e mamma Maria, fino al figlio Remo, che oggi continua la tradizione di famiglia, in anni in cui sembra prevalere la ricerca, e l’ossessiva reinterpretazione di piatti centenari, qui si cerca di innovare il meno possibile, e si lascia tutto come era, per la gioia dei tanti estimatori.
Pubblicato Resto del Carlino