DAVIDE SCABIN del COMBAL oltre il gusto

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Combal.Zero 
Davide
Scabin: 
pop life

di Leonardo Romanelli

Oggi Davide Scabin non è più il tipico
cuoco trentenne che cerca di costruirsi una carriera. La trasformazione in
piccolo mito
delle ristorazione nazionale è iniziata dodici anni fa al
Combal.Zero, primo ristorante stellato d’Italia ambientato in un museo, il
Museo di Arte Contemporanea del castello di Rivoli, vicino Torino. Dodici anni
e non sentirli.
Dal Cyber eggs alla Fusione a freddo, dal Rognone al gin al
Raviolo shake. Grande e grosso, anzi lungo e grosso, patinato, costoso con i
tavoli tanto distanziati che il vicino non riuscirebbe a sentirci neanche se
origliasse per Dagospia. A New York metterebbero il triplo dei clienti, a
Rivoli invece non si superano i 30/35 coperti, 50 durante gli eventi come il
Salone del Gusto. Champagne e stuzzichino all’arrivo, ma non aspettatevi il
manuale della snobocrazia. Ci sono 4 menu degustazione a 150 euro, poi il
Combal Uno a 210 con un numero di portate praticamente doppio. Possiamo
personalizzare la degustazione scegliendo dai diversi menu ma occorre che il
resto dei commensali si adegui. Facendosi bastare 4 portate invece di 6 il
prezzo scende a livelli più umani: 110 euro. Infine c’è la carta, con tutti i
piatti di ogni menu. Una scelta faticosa alleviata dal ritornello del Combal,
una continua contaminazione fra aristocratico e pop che fa battezzare un
piatto, per dire, “6 punto G”. Ma ogni cosa è contaminata: la gallina dai pop
corn; patate e funghi dall’intensità oltraggiosa del profumo di eucalipto; le
capesante thai dal lemongrass obbligatoriamente da succhiare, il foie gras
dalle patatine. 
L’apoteosi arriva con il primo e il secondo, se ancora possiamo
chiamarli così. Ravioli tanto morbidi da esigere tatto e prudenza farciti con
burrata e serviti su Tomato Combal Blend©: tre pomodori, uno per la buccia, uno
per la polpa, uno per il succo, aromatizzati al lime. Con tutta la creatività
dello chef a suggellare questa gioiosa mescolanza di vecchio e nuovo. Poi
ostriche grigliate (sono in me, ostriche grigliate) con animelle in crema
Parmantier, ovvero patate e ristretto di fondo bruno. Piatto tecnicamente
illegale per aggressione ai centri del gusto. Gingillarsi con i dolci è
d’obbligo, del resto è da questo paragrafo del menu che proviene la Fusione a
freddo, un piatto per cui Scabin potrebbe carezzare il suo ego molto a lungo.
Questa volta ci si innamora della crema croccante speziata. Vino: carta a
completo servizio della cucina, con ricarichi che obbligano a scegliere con
attenzione, Piemonte in primis. Servizio: professionale e moderno, si alterna
al tavolo tutto lo staff, riservatezza certo, mancanza di calore mai. E’ un
esperienza totalizzante, come si dice ora, il futuro arriverà dopo.
Crediti : Dissapore| Immagini: Pocketfork

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