Maccheroni,
ma solo se arrivi in fondo
di Luca Bonacini
Ho capitolato anch’io. Alla fine ho dovuto
arrendermi alla podistica domenicale. Complice la bilancia che svarionava verso l’alto, l’altra
domenica mi sono presentato mesto e un po’ fantozziano nella mia tenuta non griffata,
al temuto appuntamento. Ritrovo alle ore 830 in prossimità della polisportiva
di Portile, oltre ottocento i partecipanti, cappellino calato sugli occhi, mi
confondo fra la folla e si comincia. Partenza per il percorso intermedio dei 7
chilometri, e via, eccomi impegnato nel tenere un passo sostenuto, alla volta
di stradine di campagna che raggiungono il torrente Tiepido, e grazie a una
comoda pista ciclabile ultimata di recente ci si immerge nella natura che poco a poco prende
il sopravvento, ecco un fagiano allontanarsi, un allodola e un pettirosso librarsi
tra gli alberi fitti che costeggiano il sentiero, mentre mi accorgo che un
signore più in carne di me mi sorpassa. Una fitta mi coglie, l’orgoglio ferito
del podista principiante è difficile da tenere a bada ed eccomi abbandonare il
fitwalking (camminata veloce), che dicono essere cosi salutare, per lanciarmi
al suo inseguimento, passi lunghi e ben distesi, ma ben presto il respiro
affannato mi fa rientrare nei ranghi. Ho capito, non sono ancora pronto per
prestazioni alla Baldini, ma non mi sento a disagio, e mi scopro compiaciuto nell’aver
vinto la battaglia contro il comodo divano. Intorno a me giovani atleti con il
cronometro alla mano, donne e ragazze che vogliono tenersi in forma, anziani
che vogliono buttar giù il gnocco fritto della colazione, pensionate che si
lamentano sullo spred della verdura al mercato Albinelli, persone di tutte le
età che lottano con la sedentarietà diffusa, c’è posto anche per me dunque, che
appesantito dalle feste natalizie cerco di rientrare di almeno una taglia. Un
gruppone nutrito dove ognuno ha il suo passo, nessuna ossessione per la
prestazione e l’abbigliamento tecnico, un modo come un altro per scoprire angoli
della nostra città e della periferia che non si conoscono, incontrando persone
e vivendo con semplicità un momento nel quale la fatica alla fine ti premia, e
ti fa sentire bene. In tempi nei quali appena ti muovi spendi, qua te la cavi
con i due euro dell’iscrizione, compreso tè caldo e biscotti, e per chi riesce
ad arrivare in fondo un simbolico pacco di maccheroni. Mica male !
arrendermi alla podistica domenicale. Complice la bilancia che svarionava verso l’alto, l’altra
domenica mi sono presentato mesto e un po’ fantozziano nella mia tenuta non griffata,
al temuto appuntamento. Ritrovo alle ore 830 in prossimità della polisportiva
di Portile, oltre ottocento i partecipanti, cappellino calato sugli occhi, mi
confondo fra la folla e si comincia. Partenza per il percorso intermedio dei 7
chilometri, e via, eccomi impegnato nel tenere un passo sostenuto, alla volta
di stradine di campagna che raggiungono il torrente Tiepido, e grazie a una
comoda pista ciclabile ultimata di recente ci si immerge nella natura che poco a poco prende
il sopravvento, ecco un fagiano allontanarsi, un allodola e un pettirosso librarsi
tra gli alberi fitti che costeggiano il sentiero, mentre mi accorgo che un
signore più in carne di me mi sorpassa. Una fitta mi coglie, l’orgoglio ferito
del podista principiante è difficile da tenere a bada ed eccomi abbandonare il
fitwalking (camminata veloce), che dicono essere cosi salutare, per lanciarmi
al suo inseguimento, passi lunghi e ben distesi, ma ben presto il respiro
affannato mi fa rientrare nei ranghi. Ho capito, non sono ancora pronto per
prestazioni alla Baldini, ma non mi sento a disagio, e mi scopro compiaciuto nell’aver
vinto la battaglia contro il comodo divano. Intorno a me giovani atleti con il
cronometro alla mano, donne e ragazze che vogliono tenersi in forma, anziani
che vogliono buttar giù il gnocco fritto della colazione, pensionate che si
lamentano sullo spred della verdura al mercato Albinelli, persone di tutte le
età che lottano con la sedentarietà diffusa, c’è posto anche per me dunque, che
appesantito dalle feste natalizie cerco di rientrare di almeno una taglia. Un
gruppone nutrito dove ognuno ha il suo passo, nessuna ossessione per la
prestazione e l’abbigliamento tecnico, un modo come un altro per scoprire angoli
della nostra città e della periferia che non si conoscono, incontrando persone
e vivendo con semplicità un momento nel quale la fatica alla fine ti premia, e
ti fa sentire bene. In tempi nei quali appena ti muovi spendi, qua te la cavi
con i due euro dell’iscrizione, compreso tè caldo e biscotti, e per chi riesce
ad arrivare in fondo un simbolico pacco di maccheroni. Mica male !