Lambrusco PALTRINIERI : di padre in figlio

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Storie di uomini,
donne e bottiglie 
che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
Ritratto del Paltro
Tre generazioni di
vignaioli e sei grandi esemplari di Lambrusco: Alberto Paltrinieri da Sorbara
di Martino Lapini – Identità Golose


Alberto
“Paltro” Paltrinieri fa il check delle uve tra i suoi filari di
Sorbara (Modena), 15 ettari nella zona del Cristo, tra Secchia e Panaro,
+39.059.902047. Sei le etichette di Lambrusco: Radice, Leclisse, Greto, Piria,
Sant’Agata e Grosso
Normalmente,
quando il mestiere del vino si ripete per generazioni, si sente spesso la frase
fin da bambino ho respirato l’aria intrisa di mosto”. Come se essere
un figlio d’arte fosse naturale. Come se valesse l’assioma
nasci-a-due-passi-da-una-vigna-sei-un-predestinato. Sorbara (Mo) 1926. Tuo
nonno ha iniziato a fare il vino, tuo padre ha continuato e tu cosa farai?
Alberto Paltrinieri, Paltro quasi per tutti, quando ci racconta di come è
andata quando suo padre gli ha messo in mano l’azienda non assomiglia per
niente ai suoi vini. Spuma zero, fermo come il più imperturbabile dei
Sangiovesi; e lui fa Lambrusco. Il lavoro in vigna, la vinificazione, il metodo
charmat li ha sempre respirati, ma per uno che amava soprattutto la filosofia e
la storia dell’arte non sono stati niente di poetico.
“Fare
il viticoltore e appassionarmi a questo lavoro è una cosa che ho maturato piano
piano. Nessuna pretesa o imposizione da parte dei miei, però a un certo punto
sono dovuto partire da quello che c’era e non da quello che mi mancava”.
Se lo conosceste, fareste fatica a credere che un uomo con questa faccia larga,
con queste mani larghe possa non essersi incaponito e, con pazienza, possa aver
lasciato che il tempo, così come fa fruttare le sue viti, lo persuadesse della
bontà della strada che proprio lì conduceva.
Tre
anni li ha passati da dipendente stipendiato del padre. Poi quest’ultimo ha
fatto una cosa che oggi sarebbe una breaking news in tutte le agenzie: si è
rottamato. Ha intestato tutto al figlio e lo ha lasciato fare. Al punto che
Paltro, quando voleva fargli assaggiare il vino pronto per l’imbottigliamento,
doveva portargli il bicchiere in casa. Se non è stato un colpo di fulmine,
quello tra Paltro e il suo vino, certo è che ora è vero amore. Quello che più libero
non si può. Un amore che non ti è stato intestato, ma che hai scoperto e che
tocca a te far crescere.
“Quando
ho finito agraria, facevamo un solo tipo di Lambrusco, tutto rifermentato
naturalmente in bottiglia”. Ora i 15 ettari delle Cantine Paltrinieri,
+39.059.902047, che si estendono nella zona del Cristo di Sorbara, nella lingua
fertile tra Secchia e Panaro, danno vita a 6 lambruschi diversi. Il Radice,
Sorbara in purezza
più in linea con la tradizione della rifermentazione in
bottiglia. Leclisse, in cui le stesse uve sono fatte rifermentare a lungo in
vasca d’acciaio. Il risultato? Un chupa chups di visciole e fragoline di bosco,
con un’acidità spiccata. Il Sant’Agata, 100% Sorbara ottenuto con metodo
Charmat.
Greto
e Piria caratterizzati dalla presenza di Lambrusco Salamino, imposto dal
disciplinare ogni tre filari di Sorbara per i problemi “sessuali” di
quest’ultimo. Il Grosso, frutto di un altro colpo di scena provocato dalla
schiettezza di Paltro. Quello tra lui e Christian Bellei, viticoltore di
Bomporto (Modena) al cui padre si deve l’aver osato creare il primo Lambrusco
Metodo Classico. Paltro non gli ha risparmiato la sua faccia tosta chiedendogli
di insegnargli la sboccatura. Ora sono grandi amici. Alla presentazione del
Grosso
alla stampa, c’erano i giornalisti e Bellei. Alcuni si sono
scandalizzati, altri invece hanno colto una grande novità. Quella che l’uomo
che non deve chiedere mai ha lasciato spazio all’uomo che non ha paura a
chiedere sempre.
Martino Lapini
Milanese incastrato
dalla Romagna.
Copywriter. Vorrebbe
invecchiare in una botte di rovere.
Crediti: Identità
Golose

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