Pinoli, boom di
furti
furti
Sembra
quasi uno scherzo, ma è vero. Nei supermercati si registrano sempre più furti
di pinoli. Vengono rubati e rivenduti… al mercato del pesto. L’alto prezzo –
fino a 60 euro al chilo – e le piccole dimensioni delle confezioni li rendono
facile obiettivo dei ladri. Uno di loro, bloccato dalla sicurezza in un
supermarket toscano, ha rivelato un incredibile mercato nero
quasi uno scherzo, ma è vero. Nei supermercati si registrano sempre più furti
di pinoli. Vengono rubati e rivenduti… al mercato del pesto. L’alto prezzo –
fino a 60 euro al chilo – e le piccole dimensioni delle confezioni li rendono
facile obiettivo dei ladri. Uno di loro, bloccato dalla sicurezza in un
supermarket toscano, ha rivelato un incredibile mercato nero
di Eleonora Cozzella
Espresso Food & Wine
Va
bene, il titolo vi avrà fatto sorridere.
bene, il titolo vi avrà fatto sorridere.
Però
il problema esiste davvero, ed è un dato di fatto che lo scaffale della frutta
secca sia sempre più preso di mira per i furti. Si sa purtroppo che, a causa
della crisi, sono frequenti i casi di persone, specialmente pensionati per cui
è difficile arrivare a fine mese, che vengono fermate dagli uomini della
sicurezza con una refurtiva alimentare. Ma di solito si tratta di carne e
Parmigiano. Ultimamente, invece, ad essere in aumento sono i taccheggi di
pinoli. I colpi vanno avanti da mesi. La regione più colpita è la Toscana (terra,
peraltro del pregiato “pinolo di San Rossore” biologico), dove dalla
fine di gennaio sono stati fermati decine di ladri stracarichi delle costose
bustine, dall’Esselunga di Lido di Camaiore alla Coop di Borgo San Lorenzo
passando per l’Ipercoop di Livorno. Ma anche altre regioni ‘vantano’ numerose
denunce di questo tipo. Che cosa succede? Perché così tanti ladri da
supermarket sorpresi con giacche e borse imbottite di confezioni di pinoli? Non
si può certo pensare a un genere di prima necessità. Quindi che fine fa tutta questa merce, il cui
valore è piuttosto consistente? Ecco,
anche la risposta farà nascere un sorriso sul volto di chi legge, perché si
parla di mercato clandestino. La via maestra sembra essere quella del pesto, il
piatto ligure per eccellenza, basato proprio sul prezioso prodotto, che è
sempre più raro e sempre più costoso. Raro
e costoso perché la produzione è sempre più ridotta. Il mercato mondiale di
quello che ormai i produttori statunitensi chiamano “il caviale del regno
vegetale”, nell’ultimo anno è calato del 47 per cento, soprattutto per
colpa di un parassita detto comunemente cimicione che impedisce alle pigne di
maturare. Il risultato è che dalle 34.445 tonnellate commercializzate nel 2011, siamo passati alle
18.405 del 2012 , lanciando così le quotazioni alle stelle (dai 60 ai 65 euro
al chilo il prezzo di vendita sugli scaffali italiani). Così,
quella che all’inizio sembrava solo una delle tante bizzarrie legate alla crisi
e all’austerità, ha ottenuto la promozione a traffico vero e proprio quando,
dopo l’arresto da parte dei carabinieri di Borgo San Lorenzo, un 39enne romeno
imbottito di 80 bustine (500 euro il valore totale) ha raccontato ai militari
il motivo di questa strana passione per i pinoli: «Controllando i suoi documenti
abbiamo notato subito che era residente a Genova – raccontano dal Comando
Stazione della cittadina – e quando abbiamo chiesto spiegazioni di un furto
così insolito, ha risposto che la merce è destinata al mercato nero del pesto,
a Genova, anche se poi ha cercato di scusarsi col pretesto del costo elevato
dei pinoli e della crisi economica». Andrea
Falleni, responsabile della sicurezza di Unicoop Tirreno per la rete di vendita
toscana, spiega che i pinoli «sono sempre stati rubati, per via del prezzo
abbastanza alto e grazie alla facilità di furto e trasporto». «Ma nonostante
questo – aggiunge Falleni – nessuno aveva mai prestato particolare attenzione a
questo prodotto: ora invece è giocoforza tra gli articoli più sorvegliati, un
po’ come il parmigiano, gli affettati o i cosmestici». Ma c’è chi i pinoli cerca di rubarli anche
alla fonte: ad Ansedonia, in provincia di Grosseto, tre uomini hanno tentato il
colpaccio e, con l’aiuto delle reti, sono riusciti a far cadere dagli alberi
circa nove quintali di pigne da pini di proprietà dell’Anas, guadagnandosi così
una denuncia per furto aggravato.
il problema esiste davvero, ed è un dato di fatto che lo scaffale della frutta
secca sia sempre più preso di mira per i furti. Si sa purtroppo che, a causa
della crisi, sono frequenti i casi di persone, specialmente pensionati per cui
è difficile arrivare a fine mese, che vengono fermate dagli uomini della
sicurezza con una refurtiva alimentare. Ma di solito si tratta di carne e
Parmigiano. Ultimamente, invece, ad essere in aumento sono i taccheggi di
pinoli. I colpi vanno avanti da mesi. La regione più colpita è la Toscana (terra,
peraltro del pregiato “pinolo di San Rossore” biologico), dove dalla
fine di gennaio sono stati fermati decine di ladri stracarichi delle costose
bustine, dall’Esselunga di Lido di Camaiore alla Coop di Borgo San Lorenzo
passando per l’Ipercoop di Livorno. Ma anche altre regioni ‘vantano’ numerose
denunce di questo tipo. Che cosa succede? Perché così tanti ladri da
supermarket sorpresi con giacche e borse imbottite di confezioni di pinoli? Non
si può certo pensare a un genere di prima necessità. Quindi che fine fa tutta questa merce, il cui
valore è piuttosto consistente? Ecco,
anche la risposta farà nascere un sorriso sul volto di chi legge, perché si
parla di mercato clandestino. La via maestra sembra essere quella del pesto, il
piatto ligure per eccellenza, basato proprio sul prezioso prodotto, che è
sempre più raro e sempre più costoso. Raro
e costoso perché la produzione è sempre più ridotta. Il mercato mondiale di
quello che ormai i produttori statunitensi chiamano “il caviale del regno
vegetale”, nell’ultimo anno è calato del 47 per cento, soprattutto per
colpa di un parassita detto comunemente cimicione che impedisce alle pigne di
maturare. Il risultato è che dalle 34.445 tonnellate commercializzate nel 2011, siamo passati alle
18.405 del 2012 , lanciando così le quotazioni alle stelle (dai 60 ai 65 euro
al chilo il prezzo di vendita sugli scaffali italiani). Così,
quella che all’inizio sembrava solo una delle tante bizzarrie legate alla crisi
e all’austerità, ha ottenuto la promozione a traffico vero e proprio quando,
dopo l’arresto da parte dei carabinieri di Borgo San Lorenzo, un 39enne romeno
imbottito di 80 bustine (500 euro il valore totale) ha raccontato ai militari
il motivo di questa strana passione per i pinoli: «Controllando i suoi documenti
abbiamo notato subito che era residente a Genova – raccontano dal Comando
Stazione della cittadina – e quando abbiamo chiesto spiegazioni di un furto
così insolito, ha risposto che la merce è destinata al mercato nero del pesto,
a Genova, anche se poi ha cercato di scusarsi col pretesto del costo elevato
dei pinoli e della crisi economica». Andrea
Falleni, responsabile della sicurezza di Unicoop Tirreno per la rete di vendita
toscana, spiega che i pinoli «sono sempre stati rubati, per via del prezzo
abbastanza alto e grazie alla facilità di furto e trasporto». «Ma nonostante
questo – aggiunge Falleni – nessuno aveva mai prestato particolare attenzione a
questo prodotto: ora invece è giocoforza tra gli articoli più sorvegliati, un
po’ come il parmigiano, gli affettati o i cosmestici». Ma c’è chi i pinoli cerca di rubarli anche
alla fonte: ad Ansedonia, in provincia di Grosseto, tre uomini hanno tentato il
colpaccio e, con l’aiuto delle reti, sono riusciti a far cadere dagli alberi
circa nove quintali di pigne da pini di proprietà dell’Anas, guadagnandosi così
una denuncia per furto aggravato.
Link : Espresso Food & Wine – fonte
Il Tirreno
Il Tirreno