I PIATTI di DAVIDE SCABIN nello SPAZIO

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In orbita? Si
mangia italiano
Il
menu studiato da Davide Scabin , che andrà nello spazio insieme all’astronauta
italiano, raccontato dallo chef pluristellato. E, tra parmigiane di melanzane
termostabilizzate e Parmigiano liofilizzato, vince la tradizione
di Sara Tieni

  
A che cosa non rinuncia, nemmeno nello spazio l’astronauta italiano Luca
Parmitano? Al meglio della cucina italiana. Parmitano infatti, a bordo
della  bordo della navicella Soyuz
TMA-09M ha portato con sé i piatti
gourmet pensati e realizzati dallo chef stellato Davide Scabin
. Scabin, già
giudice dello showcooking televisivo la Terra dei Cuochi e proprietario del
Combal.Zero di Rivoli (To), inserito nella lista dei The World’s 50 Best
Restaurants, ha iniziato a studiare il menu per l’equipaggio fin dall’autunno
2011, mettendo a punto piatti capaci di
mantenere il gusto anche dopo la disidratazione e la successiva reidratazione a
bordo
. Luca Parmisano: per l’astronauta anche melanzane alla Parmigiana
preparate per lui da Davide Scabin
Che piatti ci sono
nel menu hi-tech?
«Quelli
della tradizione, cucinati come se fossero realizzati a casa. Ci sono le
lasagne alla bolognese, una parmigiana di melanzana termostabilizzata, risotto
al pesto, caponata e tiramisù disidratati. Lo scopo? Alleviare, almeno con il
palato, la nostalgia di casa».
Come è nata questa
collaborazione «spaziale»?
«Mi  ha chiamato un paio di anni fa il
responsabile della Argo-Tech, per conto della ESA (European Space Agency)
chiedendomi se volevo preparare qualche piatto per la cambusa di una navicella
spaziale che sarebbe partita dalla Russia intorno al giungo del 2013»
Chi ha scelto i
piatti per questo italianissimo menu?
«Gli
astronauti stessi: hanno consultato una lista con vari piatti della tradizione,
indicando quelli che preferivano. Lo scopo è stato quello di riproporre il cibo
di casa.  Una specie di “comfort
food” per i momenti di malinconia, oltre che per sfamare».
E’ stato difficile
a coniugare problemi tecnici con ragù e besciamella?
«La
cosa più difficile è stata trovare l’equilibrio perfetto tra i sapori,
considerando la disidratazione e la successiva reidratazione di alcuni piatti,
la sterilizzazione di altri. Siamo stati attenti a valutare le curvature
termiche di conservazione : credo che siamo riusciti a risolvere brillantemente
il problema della sapidità. l’assenza totale di sale per evitare la ritenzione
idrica e l’eliminazione di ogni sorta di peso superfluo.
Ha fatto tutto da
solo?
«No,
mi ha aiutato l’amico e collega Moreno Cedroni 
(chef della Madonnina del Pescatore). All’inizio gli esperimenti non
erano molto incoraggianti. La disidratazione è un processo complesso, per non
parlare della sterilizzazione: sono andato da lui e abbiamo realizzato un
prodotto che sa di casa».
Ci fa qualche
esempio?
«Per
ovviare il problema del sale ho disidratato il grana e l’ho usato per salare la
besciamella, poi ho disidratato il pomodoro, l’ho ridotto in polvere per
esaltare il sapore del ragù. A marzo abbiamo superato i test di un importante
istituto parmigiano per la certificazione di sanità e attestato la durata dei
piatti a 36 mesi. Poi abbiamo spedito il tutto alla base di Huston».
Come farà Luca a
mangiare, in orbita?
«I
prodotti disidratati hanno una valvola sul lato della busta che li tiene
sottovuoto ed è l’innesto del rubinetto di bordo. Scelgono la quantità e la
temperatura dell’acqua da inserire, attendono un tempo per la reidratazione e,
se preferiscono, lo riscaldano un po’. Per quelli sterilizzati, ossia lasagne e
parmigiana, basta usare il fornetto di bordo».
Che cosa la fa
sentire più orgoglioso?
«Che,
per la prima volta, la cucina tradizionale italiana sarà protagonista di una
missione di importanza mondiale. All’ESA stanno addirittura pensando di
adottare un menù mediterraneo per gli astronauti. Finora si è mangiato solo
russo, americano e giapponese.
E lei? Che cosa
vorrebbe nella sua cucina del futuro?
«Strumenti
ad altissima precisione impossibili per ora da adattare ai fornelli come il
laser ad acqua: è talmente preciso e potente che è usato per tagliare le pietre
preziose».   Che ingredienti introdurremo
nella nostra dieta? «Dopo la moda di muschi, licheni e vari ingredienti del
profondo nord, arriveranno frutta e verdura dall’Amazzonia».

Link: Vanity Fair

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