PESTO alla GENOVESE con Botulino

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Botulino nel pesto
alla genovese
Il
repentino ritiro dal mercato del pesto alla genovese “d’autore”, di quello
fatto col basilico di Pra’ e il pecorino romano di origine protetta, i pinoli
giusti e l’olio perfetto dalla Bruzzone e Ferrari non è bastato a prevenire
l’intossicazione di 30 persone. Le confezioni incriminate hanno scadenza 9
Agosto 2013 e lotto 13G03.
La
causa sembra essere il botulino. L’allarme
è partito dalla stessa azienda che ne ha rilevato le tracce durante un
autocontrollo
portato avanti assieme all’Asl. Segue a ruota il Ministero
della Salute. Anche la Conad Adriatico ha avvisato i suoi consumatori
allertandoli sul pesto Sapori&Dintorni. I malcapitati ricoverati tra
Galliera, San Martino e Quarto, in provincia di Genova, hanno tutti rivelato di
aver consumato il pesto incriminato. E’ il
batterio clostridium botulinum
il responsabile
della produzione di tossine botuliniche
che causano intossicazioni alimentari, o volontarie e profumatamente pagate
lievitazioni di labbra.
I
sintomi riguardano prevalentemente l’apparato muscolare. A parte la dilatazione
delle pupille e la secchezza delle mucose, si sviluppa infatti una paralisi che parte dalla testa e si propaga
verso le braccia, causando anche scoordinamento dei muscoli volontari
, fino
ad intaccare l’apparato respiratorio. Il botulino si può trovare nelle conserve
alimentari. L’avvelenamento avviene per
ingestione
, ma la tossina soccombe alle alte temperature prolungate. A rischio anche sottoli, sottaceti e i cibi
conservati senza cottura
, soprattutto se prodotti in casa. I vasetti e gli
utensili infatti vanno bolliti per almeno 10 minuti prima di entrare a contatto
con gli alimenti. Va inoltre controllata bene la quantità di sale e aceto usata
per la conservazione in quanto la miscela contribuisce alla produzione di
acidità che riduce la possibilità di produzione della tossina.
Ma
quali sono gli indizi per riconoscere il botulino?
Odore. Il batterio, che
ricava energia dalla fermentazione del glucosio e del maltosio, produce
idrogeno solforato, un composto che conferisce agli alimenti un caratteristico
odore di uova marce.
Aspetto. La vistosa
presenza di bolle d’aria, diffidare dunque dalle scatolette chiuse che
presentano gonfiore.
Un
problema tuttavia può essere l’uso di alcuni conservanti  che impediscono la riproduzione dei batteri,
in questi casi gli alimenti eventualmente infettati sono identici nell’odore e
nel sapore a quelli integri.
Crediti: Link: Il Secolo, Conad,
Dissapore

Immagine: Facebook

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