LA PROSPERITA’ DEL FICO

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Il fico, ieri e oggi
di Davide Cocco
   
Il fico è un albero e un ricco di storia e
di tradizioni, tanto da spingere alcuni a dichiarare che fosse il vero frutto
proibito del paradiso terrestre. Si tratta infatti dell’unica pianta dell’Eden menzionata nella Genesi, le cui foglie
vennero utilizzate da Adamo ed Eva come cinture per coprire le proprie nudità,
una volta cacciati da Dio. Ma il fico
viene citato più volte nella bibbia
: come simbolo di prosperità e di
serenità, come veicolo di conversione e rimedio, come simbolo del tempo
supplementare che viene concesso agli uomini per raggiungere la fede, nella
parabola del fico sterile. Ma non è solo il cristianesimo ad appropiarsene. Il fico è un albero sacro per buddisti e
musulmani
, oltre che essere stato sacro al dio Dioniso nell’antica Grecia e
a Priapo, dio della sessualità. La sua importanza era tale che ne fu vietata
l’esportazione, su cui vigilavano i sicofanti (letteralmente rivelatori di
fichi) che avevano il compito di individuare i contrabbandieri. Ma ne erano
ghiotti anche i romani e il suo nome ricorre anche in Dante e Leopardi. Un vero
e proprio VIP dei frutti insomma.
Il
fico prende il nome botanico di Ficus carica e appartiene alla famiglia delle
Moraceae. La sua origine è da ricercarsi
nel Medio Oriente, da una antica regione chiamata Caria
, da cui sembra
derivare anche il suo nome. Ne esistono due sottospecie: il Ficus carica
sativa, ossia il fico domestico che tutti siamo abituati a vedere in campagna,
e il Ficus carica caprificus, cioè il fico selvatico. Quest’ultimo cresce su
terreni sassosi e soleggiati, meglio se esposti a sud, e ha la particolarità di venire impollinato da un particolare insetto, un
imenottero
, che entra nel fiore per deporvi le uova. Le sue dimensioni
arrivano anche ai 10 metri di altezza e sviluppa una chioma molto espansa se
lasciato libero. Il fico produce il siconio, un falso frutto che contiene gli
acheni, quei piccoli granellini che si incastrano fra i denti, che
rappresentano il vero frutto.
I
siconi sono facilmente distinguibili in due grandi famiglie, quelli a buccia viola e quelli a buccia
verde
. La colorazione dipende esclusivamente dalla cultivar coltivata. Così
come dalla cultivar dipende il numero di frutti che una pianta produce nel
corso dell’anno. Vi sono infatti le cultivar unifere, che producono solo una
volta all’anno, normalmente a primavera a partire dal frutto formatosi l’anno
precedente. Vi sono poi le cultivar bifere, che invece producono due volte
all’anno: in primavera i cosiddetti fioroni, o fiori di fico, derivati
anch’essi dai frutti formatisi l’anno precedente sulla pianta, e i fichi veri e propri, o forniti, che
invece si generano e maturano nell’arco dell’anno
. La raccolta di questi
ultimi avviene normalmente in estate. In alcune zone del sud vi sono anche
cultivar trifere, che permettono tre raccolti diversi durante l’anno, l’ultimo
dei quali in autunno.
In
cucina si consumano freschi – interi, a tocchettini, nella macedonia, con il
prosciutto – oppure essiccati. L’essiccazione può avvenire in parte sulla
pianta o completamente dopo la raccolta. Nel primo caso, in condizioni di buon
soleggiamento, sono sufficienti 6-8 giorni per giungere al completamento del
processo dopo la raccolta, nel secondo invece parliamo di 12-15 giorni. Fra i
due tipi di fichi vi sono molte differenze nutrizionali, in quanto i fichi secchi concentrano molto le
sostanze minerali, le vitamine e ovviamente gli zuccheri
. Ne risente anche
l’apporto energetico: se 100 grammi di
fichi freschi
apportano circa 50
kcal all’organismo, con quelli secchi arriviamo a 300 kcal
. Al sud vengono
utilizzati anche per produrre quello che comunemente viene chiamato miele di
fico, ottenuto dalla bollitura molto prolungata dei frutti con l’aggiunta di un
po’ d’acqua. Se ne ottiene uno sciroppo denso, scuro e molto aromatico,
utilizzato normalmente in pasticceria.
Link :
Cucchiaio d’Argento

Immagine: On
journey with he hylleans

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