25 anni senza Ferrari
Ricordi di uno che non l’ha conosciuto
di Luca Bonacini
25
anni fa mancava il Drake. Il giorno prima di Ferragosto, nel periodo che odiava
di più, perché tutti erano in ferie, anche gli amici e i suoi più stretti
collaboratori, ed era più solo. Era già da tempo un mito, quando chi come noi,
nato verso la metà degli anni ’60, passava sotto casa sua, in Largo Garibaldi stando
attenti se per caso stava uscendo da quel grande palazzo, chiamato “Dei Cento
Caproni”, e in compagnia dell’autista e della guardia del corpo saliva in auto,
quasi mai una Ferrari. Non l’ho conosciuto. Avrei voluto. Ma per un libro che
prima o poi pubblicherò, sui ristoranti del Drake, ho incontrato i suoi amici,
con cui andava a pranzo il sabato, solo se il medico dava l’ok, e ordinavano
quello che ordinava lui, per non farlo sentire ammalato; ho incontrato i suoi ristoratori
di fiducia a cui tremavano le gambe quando entrava ed erano onorati di servirlo
riservandogli la solita saletta perché pranzasse indisturbato, e li ringrazio
perché mi hanno fatto vivere un viaggio speciale nella vita del Drake e nel
passato della gastronomia modenese degli ultimi cinquant’anni, fatto di
aneddoti, di episodi e di frasi in dialetto; ho conosciuto il suo barbiere di
fiducia, che ogni mattina lo radeva poco prima che andasse al cimitero a
mettere un fiore sulla tomba dei suoi cari, e corresse in ufficio; ho pranzato
con il suo fedele autista che l’ha accompagnato per ben diciotto anni, e che
ancora si commuove quando parla di lui. Ho oltrepassato il muro di omertà
affettuosa che protegge la memoria del Drake, fatta di persone che gli sono state
a fianco fino all’ultimo, che iniziavano la giornata con lui e la finivano con
lui, e gli hanno voluto veramente bene, gli amici stretti, alcuni ex
collaboratori, che ne custodiscono un ricordo indelebile, fatto di anni pieni,
intensi, indimenticabili, che si sarebbero gettati nel fuoco per lui. Malgrado
le famose sfuriate di Ferrari, uomo duro e schietto, conoscitore dell’animo
umano, e agitatore di uomini, arrivavano slanci inaspettati quanto silenziosi.
anni fa mancava il Drake. Il giorno prima di Ferragosto, nel periodo che odiava
di più, perché tutti erano in ferie, anche gli amici e i suoi più stretti
collaboratori, ed era più solo. Era già da tempo un mito, quando chi come noi,
nato verso la metà degli anni ’60, passava sotto casa sua, in Largo Garibaldi stando
attenti se per caso stava uscendo da quel grande palazzo, chiamato “Dei Cento
Caproni”, e in compagnia dell’autista e della guardia del corpo saliva in auto,
quasi mai una Ferrari. Non l’ho conosciuto. Avrei voluto. Ma per un libro che
prima o poi pubblicherò, sui ristoranti del Drake, ho incontrato i suoi amici,
con cui andava a pranzo il sabato, solo se il medico dava l’ok, e ordinavano
quello che ordinava lui, per non farlo sentire ammalato; ho incontrato i suoi ristoratori
di fiducia a cui tremavano le gambe quando entrava ed erano onorati di servirlo
riservandogli la solita saletta perché pranzasse indisturbato, e li ringrazio
perché mi hanno fatto vivere un viaggio speciale nella vita del Drake e nel
passato della gastronomia modenese degli ultimi cinquant’anni, fatto di
aneddoti, di episodi e di frasi in dialetto; ho conosciuto il suo barbiere di
fiducia, che ogni mattina lo radeva poco prima che andasse al cimitero a
mettere un fiore sulla tomba dei suoi cari, e corresse in ufficio; ho pranzato
con il suo fedele autista che l’ha accompagnato per ben diciotto anni, e che
ancora si commuove quando parla di lui. Ho oltrepassato il muro di omertà
affettuosa che protegge la memoria del Drake, fatta di persone che gli sono state
a fianco fino all’ultimo, che iniziavano la giornata con lui e la finivano con
lui, e gli hanno voluto veramente bene, gli amici stretti, alcuni ex
collaboratori, che ne custodiscono un ricordo indelebile, fatto di anni pieni,
intensi, indimenticabili, che si sarebbero gettati nel fuoco per lui. Malgrado
le famose sfuriate di Ferrari, uomo duro e schietto, conoscitore dell’animo
umano, e agitatore di uomini, arrivavano slanci inaspettati quanto silenziosi.
Tanto
è stato detto, tanto è stato scritto, sul carattere dispotico di Ferrari, ma
non è stato parlato abbastanza della sua generosità, fatta di decine di
testimonianze di persone che vennero aiutate da lui, a superare un momento di
difficoltà economica, ad essere ricevute da uno specialista di fama per una
grave malattia, a risollevarsi da un rovescio finanziario. Poteva capirli, anche
per lui era stata dura, e aveva passato brutti momenti, ma non aveva mollato
mai ed erano arrivati i successi sportivi, e l’affermazione internazionale. Poi
ancora dolori con la malattia della moglie, la morte del figlio Dino, gli
incidenti mortali dei suoi più famosi piloti, l’incidente di Guidizzolo, il
procedimento a suo carico e la revoca del passaporto, come a un delinquente
della peggior risma. Una mancanza che si fa sentire quella di Enzo Ferrari, dopo
25 anni la città è più vuota senza di lui, e noi lo ricordiamo con affetto, un’
esistenza intensa, avventurosa, piena di gioie e dolori, che ci è da esempio e
ci da la forza per guardare avanti.
è stato detto, tanto è stato scritto, sul carattere dispotico di Ferrari, ma
non è stato parlato abbastanza della sua generosità, fatta di decine di
testimonianze di persone che vennero aiutate da lui, a superare un momento di
difficoltà economica, ad essere ricevute da uno specialista di fama per una
grave malattia, a risollevarsi da un rovescio finanziario. Poteva capirli, anche
per lui era stata dura, e aveva passato brutti momenti, ma non aveva mollato
mai ed erano arrivati i successi sportivi, e l’affermazione internazionale. Poi
ancora dolori con la malattia della moglie, la morte del figlio Dino, gli
incidenti mortali dei suoi più famosi piloti, l’incidente di Guidizzolo, il
procedimento a suo carico e la revoca del passaporto, come a un delinquente
della peggior risma. Una mancanza che si fa sentire quella di Enzo Ferrari, dopo
25 anni la città è più vuota senza di lui, e noi lo ricordiamo con affetto, un’
esistenza intensa, avventurosa, piena di gioie e dolori, che ci è da esempio e
ci da la forza per guardare avanti.