Buon viaggio
Stefano
Stefano
di Luca Bonacini
Poche volte il variegato mondo della
gastronomia è stato cosi unito nell’esprimere cordoglio e si sono letti saluti
e rimpianti cosi affettuosi, come in questi giorni, dopo la scomparsa di
Stefano Bonilli. Tweet e post hanno rimbalzato con incredulità sul web e molti
blog a partire da quello del Gambero Rosso, hanno sospeso la loro attività, per
uno o due giorni, in segno di rispetto. Considerato tra i padri del giornalismo
enogastronomico italiano, fondatore del Gambero Rosso e di Slow Food, visionario,
creativo, aveva profuso un’intensa attività nel mondo della ristorazione
italiana, imprimendo accelerate e dando impulso a un comparto che grazie anche
a lui stava acquistando sempre più dignità e consapevolezza. Un’ infarto se lo
è portato via a 67 anni, mentre lavorava a mille progetti e sognava di
organizzare una sorta di Stati Generali della critica gastronomica italiana, e
un volume sulla cucina italiana nel Dopoguerra. Stefano Bonilli dieci anni fa
era stato capace di inventarsi il primo blog gastronomico, Papero Giallo, a cui
era seguito il magazine Gazzetta Gastronomica, dopo una vita intensa e piena, da
quando giornalista del quotidiano Il Manifesto aveva dato vita al Gambero
Rosso, inizialmente “solo” un corposo allegato di otto pagine, che parlava di enogastronomia,
cui seguirono la rivista, la guida dei ristoranti, quella dei vini, il canale
televisivo, la Città del Gusto, un’ impero che ancora oggi parla di prodotti italiani
di qualità, di ristoratori e chef appassionati, e di grandi vini. In quella
mattina assolata di novembre del 2002, alla città del Gusto di Roma, era stato
lui a consegnare il premio miglior caffè d’Italia al Caffè dell’Orologio di
Modena, dopo un testa a testa che aveva contrapposto tredici bar finalisti tra
cui il bar dell’Hotel Danieli di Venezia, quello del Principe di Savoia di
Milano e il Bar dell’Hotel d’Inghilterra di Roma. “I riflettori del
Gambero Rosso”, disse allora il direttore Stefano Bonilli, “così come
si sono accesi lungo questi anni sui mondi del vino e del cibo, hanno voluto
illuminare un altro importante capitolo della tradizione italiana, quella dei
bar”. A Modena si era visto diverse volte, un rapporto di stima e amicizia
lo legava a Massimo Bottura, tornava volentieri, amava l’Emilia, lui, romano di
adozione e
bolognese di
nascita. “É
la legge di Murphy, non c’è nulla da fare, ti ammali il 2 agosto quando il tuo
medico è in vacanza.” Ha affermato poche ore prima di lasciarci.
gastronomia è stato cosi unito nell’esprimere cordoglio e si sono letti saluti
e rimpianti cosi affettuosi, come in questi giorni, dopo la scomparsa di
Stefano Bonilli. Tweet e post hanno rimbalzato con incredulità sul web e molti
blog a partire da quello del Gambero Rosso, hanno sospeso la loro attività, per
uno o due giorni, in segno di rispetto. Considerato tra i padri del giornalismo
enogastronomico italiano, fondatore del Gambero Rosso e di Slow Food, visionario,
creativo, aveva profuso un’intensa attività nel mondo della ristorazione
italiana, imprimendo accelerate e dando impulso a un comparto che grazie anche
a lui stava acquistando sempre più dignità e consapevolezza. Un’ infarto se lo
è portato via a 67 anni, mentre lavorava a mille progetti e sognava di
organizzare una sorta di Stati Generali della critica gastronomica italiana, e
un volume sulla cucina italiana nel Dopoguerra. Stefano Bonilli dieci anni fa
era stato capace di inventarsi il primo blog gastronomico, Papero Giallo, a cui
era seguito il magazine Gazzetta Gastronomica, dopo una vita intensa e piena, da
quando giornalista del quotidiano Il Manifesto aveva dato vita al Gambero
Rosso, inizialmente “solo” un corposo allegato di otto pagine, che parlava di enogastronomia,
cui seguirono la rivista, la guida dei ristoranti, quella dei vini, il canale
televisivo, la Città del Gusto, un’ impero che ancora oggi parla di prodotti italiani
di qualità, di ristoratori e chef appassionati, e di grandi vini. In quella
mattina assolata di novembre del 2002, alla città del Gusto di Roma, era stato
lui a consegnare il premio miglior caffè d’Italia al Caffè dell’Orologio di
Modena, dopo un testa a testa che aveva contrapposto tredici bar finalisti tra
cui il bar dell’Hotel Danieli di Venezia, quello del Principe di Savoia di
Milano e il Bar dell’Hotel d’Inghilterra di Roma. “I riflettori del
Gambero Rosso”, disse allora il direttore Stefano Bonilli, “così come
si sono accesi lungo questi anni sui mondi del vino e del cibo, hanno voluto
illuminare un altro importante capitolo della tradizione italiana, quella dei
bar”. A Modena si era visto diverse volte, un rapporto di stima e amicizia
lo legava a Massimo Bottura, tornava volentieri, amava l’Emilia, lui, romano di
adozione e
bolognese di
nascita. “É
la legge di Murphy, non c’è nulla da fare, ti ammali il 2 agosto quando il tuo
medico è in vacanza.” Ha affermato poche ore prima di lasciarci.
Pubblicato su QN Il Resto del Carlino – agosto 2014