A PRANZO IN UNA TRATTORIA DI CAMPAGNA
di Luca Bonacini
Difficile dire di no alle lasagne, al riso con i fiori di zucca, alle rosette, alle tagliatelle al ragù, e
soprattutto agli straordinari tortelloni di ricotta, e non procedere poi con i secondi, o
con il gnocco e le tigelle pur buoni. Un’impresa andare oltre al capitolo dei
primi piatti, vista l’opulenza e la generosità delle porzioni, in particolare se
indugiamo sui tortelloni sontuosi con sfoglia sottile e quel gran ripieno, reso
ricco da tre tipi di ricotta diverse, due di pecora e una di fiordilatte di
mucca pedemontana, con spinaci e Parmigiano. Ci
troviamo di fronte a un classico della tradizione geminiana nel quale un piatto di particolare prelibatezza fa il
locale, nulla togliendo alle altre ricette della cucina tradizionale di Domenica
e Adriano, assai gustosa. Quei tortelloni, che qualcuno vorrebbe proclamare
patrimonio dell’umanità, sono stati insieme alle rosette quelli con cui,
Massimo Bottura festeggiò insieme alla sua famiglia il conferimento della terza
Stella Michelin. Siamo in una minuscola frazione nella campagna modenese a poca
distanza da Portile, dove Adriano Benati, si insediava nel 1975 con in mente un
sogno. Aveva iniziato ancora quattordicenne come lift boy, nella pensione Rosy, in via XX Settembre a San Remo,
aiutava dove c’era bisogno, anche portando le valigie ai piani, poi accettò un
impiego al ristorante La Cicala di Torino, a patto che gli facessero fare la
scuola alberghiera. A diciotto anni con il diploma in tasca la svolta, la
possibilità di lavorare da Telesforo Fini nel primo locale di Modena, “quanto
vuoi? – mi chiese Telesforo – “mi pagherete ciò che riterrete che io valga”- e
ogni mese c’era un piccolo aumento. Tre anni intensi, fatti di mestiere vero, e
quando si sbagliava, quanti “scuplot”! (in modenese scappellotto).
Un’esperienza che da valore alla carriera di Adriano, e lo porterà a
collaborare con i più importanti ristoranti della Modena di quegli anni, il mitico
Buffet della Stazione del cavalier Armaroli, con la cucina di Gianni, poi al
Tucano, al Motel Agip, da Aicardi, e anche a Rimini, al Nazional. Finalmente l’opportunità di realizzare un locale tutto suo a Paganine, dove trovava sede la Casa del Popolo, inizialmente un piccolo bar con negozio di alimentari,
poi mutato in trattoria che il
prossimo anno festeggerà i primi quarant’anni di onorato servizio. Una
reputazione consolidata, e forse i migliori tortelloni della provincia.
soprattutto agli straordinari tortelloni di ricotta, e non procedere poi con i secondi, o
con il gnocco e le tigelle pur buoni. Un’impresa andare oltre al capitolo dei
primi piatti, vista l’opulenza e la generosità delle porzioni, in particolare se
indugiamo sui tortelloni sontuosi con sfoglia sottile e quel gran ripieno, reso
ricco da tre tipi di ricotta diverse, due di pecora e una di fiordilatte di
mucca pedemontana, con spinaci e Parmigiano. Ci
troviamo di fronte a un classico della tradizione geminiana nel quale un piatto di particolare prelibatezza fa il
locale, nulla togliendo alle altre ricette della cucina tradizionale di Domenica
e Adriano, assai gustosa. Quei tortelloni, che qualcuno vorrebbe proclamare
patrimonio dell’umanità, sono stati insieme alle rosette quelli con cui,
Massimo Bottura festeggiò insieme alla sua famiglia il conferimento della terza
Stella Michelin. Siamo in una minuscola frazione nella campagna modenese a poca
distanza da Portile, dove Adriano Benati, si insediava nel 1975 con in mente un
sogno. Aveva iniziato ancora quattordicenne come lift boy, nella pensione Rosy, in via XX Settembre a San Remo,
aiutava dove c’era bisogno, anche portando le valigie ai piani, poi accettò un
impiego al ristorante La Cicala di Torino, a patto che gli facessero fare la
scuola alberghiera. A diciotto anni con il diploma in tasca la svolta, la
possibilità di lavorare da Telesforo Fini nel primo locale di Modena, “quanto
vuoi? – mi chiese Telesforo – “mi pagherete ciò che riterrete che io valga”- e
ogni mese c’era un piccolo aumento. Tre anni intensi, fatti di mestiere vero, e
quando si sbagliava, quanti “scuplot”! (in modenese scappellotto).
Un’esperienza che da valore alla carriera di Adriano, e lo porterà a
collaborare con i più importanti ristoranti della Modena di quegli anni, il mitico
Buffet della Stazione del cavalier Armaroli, con la cucina di Gianni, poi al
Tucano, al Motel Agip, da Aicardi, e anche a Rimini, al Nazional. Finalmente l’opportunità di realizzare un locale tutto suo a Paganine, dove trovava sede la Casa del Popolo, inizialmente un piccolo bar con negozio di alimentari,
poi mutato in trattoria che il
prossimo anno festeggerà i primi quarant’anni di onorato servizio. Una
reputazione consolidata, e forse i migliori tortelloni della provincia.