Premiati gli Ambasciatori ’24 della Confraternita del Gnocco d’Oro

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Ci sarà un motivo se anche l’illustre storico Ludovico Antonio Muratori (1672–1750), scrive di gnocco fritto nei suoi lavori di gioventù, dedicando un trattatello alle paste fresche e ai lievitati. A Modena il gnocco è roba seria, non semplice pasta fritta e chi si è seduto a tavola nella città di Luciano Pavarotti ed Enzo Ferrari, lo sa bene e ha dovuto in qualche modo farci i conti. Dopo lunghi secoli di oblio, oggi finalmente il gnocco ha il posto che si merita sulla tavola modenese e assurge a nobile pietanza per aprire il pranzo geminiano, ma anticamente, quando prevalevano le radici contadine, rappresentava il cibo povero per eccellenza con cui nutrirsi, perché la giornata iniziava alle prime luci dell’alba e il lavoro era duro. Un impasto a base di pochi e semplici ingredienti: acqua, farina e tradizione, che è sempre stato sinonimo di gioia e convivialità, ma anche un passepartout che consentiva di superare quei momenti di preoccupazione e tristezza, che nelle famiglie non mancavano mai e la rezdora sapeva fronteggiare con decisione, mettendosi a impastare e a friggere. E se ogni mattina diverse migliaia di modenesi non ce la fanno proprio a iniziare la loro giornata senza il gnocco e si riversano nei quasi cento bar dove si frigge, tra Modena e provincia (un unicum nella penisola), per riappropriarsi di un momento di modenesità, il motivo è anche questo. Ma non solo, ogni anno il gnocco diventa un pretesto per raccontare Modena e l’Emilia, con la sua cultura, la sua storia e la sua secolare tradizione gastronomica, grazie al premio “Ambasciatori della Coppia Fumante”, assegnato ogni anno dalla Confraternita del Gnocco d’Oro, a giornalisti, scrittori, chef, sommelier, artigiani del gusto, che hanno saputo raccontare in modo speciale, nelle rispettive professioni, il nostro territorio. Un evento che si è svolto ieri in forma privata al ristorante Antica Moka di Modena, dopo che l’edizione dello scorso ottobre, all’interno della manifestazione ‘La Bonissima’, era stata annullata causa rischio alluvione. L’atteso appuntamento, ideato nel 2011 dalla Confraternita del Gnocco d’Oro, attribuito in 14 anni a 60 figure di rilievo della cultura e dell’enogastronomia nazionale – tra cui 24 giornalisti e critici gastronomici, 22 chef e ristoratori, 5 docenti e professori universitari, 3 artigiani del gusto e 1 sommelier campione del mondo – quest’anno ha visto la consegna del prestigioso riconoscimento a 5 modenesi: Edmondo Berselli, Leo Turrini, Beppe Zagaglia, Anna Maria Barbieri, Massimo Regnani. Ed ecco di seguito le motivazioni del premio:

EDMONDO BERSELLI, giornalista ed editorialista del settimanale L’Espresso e del quotidiano La Repubblica. Ha diretto la rivista della casa editrice il Mulino dal 2002 al 2008, dove nel 1978 aveva iniziato come correttore di bozze, per poi approdare ai più importanti quotidiani italiani. La sua produzione editoriale ci lascia pietre miliari che è un piacere leggere, rileggere e consultare, libri cult, come: “Quel gran pezzo dell’Emilia’, ‘Sinistrati, Storia sentimentale di una catastrofe’, ‘Venerati maestri’, non di rado presi a riferimento da intellettuali di rango nei loro scritti. Ha ritirato il premio postumo la moglie Marzia Barbieri (presidente dell’Associazione Amici di Edmondo Berselli): “Una biblioteca di Campogalliano e una piazza di Castelnuovo Rangone portano il suo nome e altre intitolazioni siamo certi verranno. E’ mancato 15 anni fa, ed è ancora fra gli autori contemporanei più citati da scrittori e giornalisti di rango, che si ispirano alle sue argute riflessioni e alla sua capacità di interpretare l’Italia e gli italiani, chiedendosi puntualmente cosa Edmondo avrebbe scritto della nostra società, se fosse ancora tra noi. Ed è ancora tra noi, grazie a moltissimi amici e a sua moglie Marzia, che si prende cura del poderoso archivio berselliano, lo riordina, cura riedizioni, scopre inediti, cura eventi che raccontano il prezioso lavoro di Berselli”. 

Luca Bonacini Gran Maestro della Confraternita, consegna il riconoscimento a Marzia Barbieri, moglie di Edmondo Berselli.
Leo Turrini, ritira il riconoscimento.

LEO TURRINI, è editorialista del Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno. Oltre che di motorsport, si occupa di calcio, ciclismo, pallavolo, ed è considerato tra i giornalisti più autorevoli del grande circo della Formula Uno, nonché opinionista a Sky Sport e ospite fisso di Race Anatomy, trasmissione del giornalista Fabio Tavelli, che va in onda alla conclusione di ogni Gran Premio. Una carriera densa di riconoscimenti, tra cui il Premio letterario Dino Ferrari, il Premio Beppe Viola, il Premio Salvatore Gioiello e il Premio Spadolini, per la miglior biografia dell’anno, con il volume ‘Enzo Ferrari un eroe italiano’, uno dei suoi capolavori. Lo scorso anno in agosto, ha ricevuto a Parigi il prestigioso Premio Unesco, in qualità di decano dei giornalisti olimpici, con all’attivo 16 Olimpiadi, da Calgary ’88 a Parigi 2024. “Firma storica del Resto del Carlino, da sempre vicino all’ambiente e alle personalità di rilievo del mondo dello Sport, in particolare della Ferrari, è considerato tra i giornalisti di settore più autorevoli e competenti. Uno straordinario narratore, riconosciuto a livello internazionale, che con il volume “Enzo Ferrari, un eroe italiano” uscito nel 2002 (Premio Spadolini ’23, come miglior biografia dell’anno), ha saputo descrivere con rara delicatezza, la parabola di uno degli italiani più famosi al mondo. In virtù della sua partecipazione come inviato, a ben sedici edizioni delle Olimpiadi, nell’agosto 2024, ha ricevuto a Parigi dall’Unesco, il prestigioso riconoscimento di decano dei giornalisti olimpionici”.

Beppe Zagaglia (a dx), ritira il riconoscimento.

BEPPE ZAGAGLIA, scrittore, fotografo, giornalista, ha realizzato oltre 80 pubblicazioni, iniziando negli anni ‘50 con i filmini 8 mm, per approdare alla fotografia nel 1962 e realizzare nel 1971 il suo primo volume: ‘Modena amore mio’. La sua personale interpretazione della città della Ghirlandina, ha saputo raccontare come pochissimi altri, le atmosfere, le passioni e i sentimenti dei modenesi. “E’ tra i più sensibili e acuti interpreti della modenesità, nella sua più intima essenza. Giornalista, fotografo, scrittore, con una estesissima produzione editoriale, fin dal primo volume del 1971: ‘Modena amore mio’, dove ha saputo raccontare il territorio modenese con autenticità, cogliendo aspetti poco noti e scorci sconosciuti ai più, della capitale Estense. Oltre ottanta volumi e un affetto vero per la città della Ghirlandina, che hanno saputo toccare le corde del cuore e della memoria, portando la nostra città ben oltre le mura cittadine”.

Anna Maria Barbieri, ritira il riconoscimento.

ANNAMARIA BARBIERI, anima del Ristorante Antica Moka, guida con passione insieme al figlio Sandro Fazio, un luogo della tavola caro ai modenesi, dove si sono consumati incontri memorabili, dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, al comico Roberto Benigni che fuori tempo massimo convinse Annamaria a cucinare per lui. Un’insegna che sorge all’interno di una vecchia scuola elementare degli anni Venti, resa accogliente da un sapiente restauro, dove riscoprire il dorato e fragrante gnocco fritto (Premio Gnocco d’Oro 2013), la reinterpretazione dell’erbazzone, i sontuosi tortellini in brodo di cappone, il petto di galletto al prosciutto. “Cuore pulsante del ristorante “Antica Moka” e appassionata interprete della cucina modenese nella sua più ampia accezione, è da sempre vicina alla Confraternita del Gnocco d’Oro. La sua profonda conoscenza delle materie prime e in particolare del Parmigiano Reggiano, le consente di proporre ai tavoli che ospitarono anche Capi di Stato, registi e attori famosi, un’interpretazione autoriale della cucina emiliana, sempre autentica e legata al territorio, raggiungendo picchi di piacevolezza assoluta”.

Massimo Regnani (a dx), ritira il riconoscimento.

MASSIMO REGNANI. Sisto Regnani, che fondò il brand nel lontano giugno 1955, punterà fin da subito su una proposta basata sull’artigianalità, in osservanza alle antiche regole della norcineria, ma ponendosi sempre delle domande e interrogandosi su quale direzione avrebbe preso il mercato, motivo per cui si recherà in Unione Sovietica e negli Stati Uniti, per capire che evoluzione avrebbe avuto il suo settore in Paesi di quella vastità, cosi avanzati. Il figlio Massimo, da molti considerato il re dello zampone e del cotechino, specialità che impreziosiscono la tavola di gourmet raffinati e insegne tristellate, guida insieme alla moglie Andrea e alla medesima passione, l’omonima salumeria di famiglia a Serramazzoni. “Figlio d’arte, animato da un’autentica passione per la professione norcina, è capace di esprimere una lunga tradizione familiare nella produzione artigianale di salumi tipici d’eccellenza, tra cui spicca il suo straordinario zampone, che arriva sulla tavola di insegne tristellate. L’azienda di famiglia, fondata dal padre, di cui è il continuatore, è riuscita a mutare da semplice retrobottega a salumeria rinomata a livello nazionale, senza mai perdere quel carattere di artigianalità, con prodotti che rispecchiano fedelmente la più vera tradizione modenese”.

Grazie al Salumificio GIGI, alla Cantina della Volta e all’Acetaia Giusti, per aver sostenuto l’iniziativa.

A cura di Rita Giani.

Crediti immagini: Diego Poluzzi, Roberto Carnevali.

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