La tavola del Quirinale è uno dei luoghi più inaccessibili d’Italia e sapere di cosa si ciba il presidente della Repubblica è impresa ardua, ma la giornalista Lorenza Scalisi e la fotografa Chiara Cadeddu, in tre anni di lavoro, sono riuscite a completare la prima ricerca del genere mai eseguita e a farne una pubblicazione uscita nei mesi scorsi. Il volume dal titolo “Tutti i piatti dei presidenti” edito da Ippocampo, ci svela ad esempio che Sandro Pertini prediligeva gli spaghetti al pomodoro e il brodo. Oscar Luigi Scalfaro la cipolla di Tropea marinata e la gelatina di aceto di mele, Francesco Cossiga stravedeva per i fritti, Carlo Azeglio Ciampi per il Caciucco alla livornese, Giorgio Napolitano per la pasta al pesto e quella al pomodoro, Sergio Mattarella per le vellutate di legumi e le zuppe. Ma per scoprire l’evoluzione della tavola del presidente, può essere utile anche consultare il volume sui menu del Quirinale dell’Accademia Italiana della Cucina, uscito in concomitanza con i festeggiamenti per i 150 anni della Repubblica nel 2011, dove scopriamo molto dei grandi incontri istituzionali dei presidenti che si sono succeduti al Colle e di ciò che venne servito in tavola. Un altra delle preziose pubblicazioni dell’istituzione culinaria fondata da Orio Vergani, che rappresenta un insostituibile documento storico. Il testo contiene i menu degli incontri privati e di rappresentanza dei 15 Capi di Stato che ha avuto il nostro Paese, svelando, dai Savoia fino a noi, la loro tavola. Sono rarissimi i menu giunti fino a noi della presidenza di Enrico de Nicola, primo presidente della Repubblica Italiana dal 1°gennaio all’11 maggio 1948. Insigne e integerrimo giurista napoletano, non risiederà mai al Quirinale, preferendo il più austero Palazzo Giustiniani, ma per la brevità del suo mandato, in assoluto il più corto e perché celibe e poco incline alla convivialità, non sappiamo molto sui suoi gusti culinari, l’unica certezza è una predilezione per il filetto di manzo alla brace. Tuttavia grazie ai menu di due pranzi indetti in suo onore, arrivati miracolosamente fino a noi, scopriamo quanto fosse centrale nella tavola del primo presidente della storia repubblicana, l’identità regionale del Belpaese, una prassi che diverrà una consuetudine negli inquilini del Colle che seguiranno. La tavola del capo dello Stato richiede mesi di preparazione, un attento studio dell’evento mette al primo posto le identità regionali del Belpaese, tenendo conto della stagionalità, delle abitudini culturali e religiose degli ospiti, di allergie e intolleranze, rispettando le rigide tempistiche dell’agenda del presidente. In un ricevimento a Firenze nel gennaio del 1947, verranno preparati al presidente De Nicola: ravioli alla genovese, petti di pollo alla parigina, insalata all’italiana e millefoglie di crema, bagnati con il Bianco S. Cristina e il Rosso Antinori riserva 1931. Mentre nel novembre ’47 in una cena di gala a Venezia, saranno serviti anche i tortellini in brodo (forse preparati da una rezdora modenese o bolognese?), insieme a prosciutto di Parma, carciofini alla Romana, dentice in bellavista, suprema di pollo alla Valdostana, pere Otello, abbinando i vini Tocai friulano, Merlot e spumante brut Montelera.
di Luca Bonacini