Marina di Ravenna, la spiaggia più antica della costa ravennate. Sorta nella seconda metà dell’800, ai primi del Novecento era ancora un semplice borgo di pescatori chiamato ‘Marina’, adagiato sulla sponda di levante, alla foce del fiume Candiano. Dopo la Prima Guerra mondiale, con la nascita dell’Azienda di soggiorno e turismo, comincerà a esprimere la sua vocazione turistica e negli anni ’30 muterà nel nome che conosciamo. Oggi una moderna meta turistica, che brilla sulle nove località balneari dei 35 chilometri di costa ravennate e si caratterizza per la qualità della cucina con una ristorazione che si è affrancata e sta facendo parlare di sé. Tra le insegne più interessanti della zona un ristorante collocato all’interno di uno stabilimento balneare, il Coco Loco. Non solo un bagno con oltre 200 metri di spiaggia, tutti i confort e la possibilità di scegliere fra beach volley, beach tennis, foot volley, windsurf, ma soprattutto un ristorante gourmet, con un arredo elegante e contemporaneo, ampie vetrate, una terrazza panoramica e un’accurata mis en place che cela una cucina creativa di grande qualità. Il locale apre nel 2000 con Mauro Morigi e Stefano Bianchedi e nel 2003 arriva lo chef Federico Gualtieri, vi rimane due anni, poi fa un esperienza allo Spasso Bistrot di Ravenna e dopo un anno torna per diventare socio, con un progetto chiaro, mettere in discussione il luogo comune che al mare non vi sia qualità e si spenda tanto. Una sfida che oggi si può dire vinta, ma quattordici anni fa era tutto da costruire, ed era difficile proporsi come ristorante gourmet all’interno di uno stabilimento balneare. “Anche io sono maturato – afferma Gualtieri – la cucina che faccio oggi non è più quella di allora, sono cambiate le tecniche e anche il mio approccio, insieme allo staff che si è plasmato con me e malgrado siano stagionali, sono stati all’altezza di seguire l’evoluzione del locale”. Prima la Scuola Alberghiera, a cui seguiranno otto anni al Sorrento da Papi di Milano Marittima, le tante stagioni, l’esperienza formante al Cappello di Ravenna sotto la guida di Vincenzo Santangelo, che Federico considera il suo maestro (con cui nel 2002 ha aperto un ristorante di sushi), e una collaborazione all’Hemigway Caffè di Marina di Ravenna, lo hanno formato, e ora tecnica e mestiere fanno parte di lui e del suo vissuto. La sua cucina si avvale di tecniche contemporanee, di un’ampia scelta di materie prime e pesce freschissimo che arrivano quasi esclusivamente dal territorio, mentre il menu cambia ogni due settimane. Anche il locale è mutato, era molto più piccolo nel 2000 e negli anni si è trasformato, “la gente rispondeva bene e nel 2011 abbiamo rifatto la cucina allargandola, siamo in dieci a lavorarci, è stata ampliata la sala e nel 2018 rifatto il bar. La cantina ha un peso specifico importante al Coco Loco, con una cinquantina di etichette scelte da tutta Italia, qualche champagne, tante bolle e alcuni magnum, mentre in sala c’è un sommelier che si è diplomato ad Alma”.
Una cucina creativa con solide radici nella tradizione, dove la ricerca è un elemento fondante, con piatti innovativi ad elevato tasso di piacevolezza, in relazione a ciò che è reperibile in stagione. Grande freschezza, materie ineccepibili e tecnica, contraddistinguono menu che esprimono personalità ed esperienza. Si comincia con l’ottima capasanta cruda americana, dal retrogusto dolce, che ben si bilancia con la sapidità del caviale, il dolce aromatico del cioccolato bianco e l’acidità del lime; fresca e croccante la giardiniera, con zucchine, carote, sedani, cotti appena 4 minuti, per mantenere il colore vivo, la texture e i nutritivi, insieme a un delizioso gelato al caprino; poi la burratina con gelè di prezzemolo, spugna di pomodoro, crema di cipolle dolci; la ricciola con lampone, foie gras, burrata, dove la delicatezza del pesce, l’acidità del piccolo frutto e la grassezza aromatica del foie gras si sposano in armonia. Centrato il salmone confit con insalata di nocciole e ananas, grazie alle due ore di cottura a 70° con un po’ di zucchero ed erbe aromatiche in forno, insieme alla frutta fresca; sulle tonalità del dolce la crema di zucca con patate, porcini e tartufo; golosa e appagante la caponatina con melanzana fritta, uvetta, pinoli in agrodolce, cipolla bianca dolce leggermente caramellata e salsa al Porto. Interessante il baccalà fritto, con capperi, olive, patate, pomodoro, cipolla, melanzana; riuscito il risotto al Sangiovese superiore di Nespoli, con finferli e lamponi. Territoriale e sapido il cappelletto con Parmigiano 24 mesi e noce moscata; dalle influenze orientali i ravioli ripieni di crostacei; opulento e dorato il fritto misto con paranza, totani, gamberi argentini. Per chiudere con la golosa crostatina ripiena di zabaione e lamponi freschi, insieme al morbido alle mandorle, spuma e salsa al lampone. Da non perdere la terrazza panoramica che ha anche un’anima letteraria, dove durante la stagione estiva si cena, partecipando a eventi culturali, performance musicali, reading e degustazioni.
a cura di Luca Bonacini