Non lontano dal tracciato della Pedemontana, la stradina si inerpica sulle verdi colline di Fiorano, allontanandosi dalle abitazioni e dalle operose industrie della zona, fino al ristorante Camporosso. Un’oasi di fresco e buona cucina modenese il cui nome riporta ai primi anni cinquanta, quando i ceramisti scoprirono che quella zona era ricca di terra rossa, l’ideale per la produzione di piastrelle e gres. Sarà il casinalbese Mauro Ferrarini, dopo dieci anni di esperienza in panetteria e una vera e propria passione per la cucina a far conoscere quel crinale immerso nella natura e quel laghetto, di cui si è innamorato, andandoci con gli amici la domenica, tanto da scommettere con loro, che riuscirà a fare di quel casale una trattoria tipica modenese. Siamo sul finire degli anni ’80, e il sogno diventa realtà, insieme alla sua famiglia, rileva casa, stalla, terreno e fienile, dando il via a una ristrutturazione conservativa. Viene asfaltata la stradina, si realizzano la cucina, le salette, i bagni, il patio, e nel 1995 si costruisce la panoramica terrazza, dove d’estate, non manca mai una fresca e costante brezza, che insieme alla buona cucina vale il viaggio. Una zona verde e tranquilla, a pochi minuti dalla città, dove staccare la spina dal tram tram quotidiano, con boschi, prati, un laghetto e un maneggio, ora chiuso, che dal 1990 al 1995 piacque anche ad alcuni ufficiali dell’Accademia Militare di Modena che ne fecero una scuola di equitazione. Nel 2011 si aggiunge alla società Ermanno Berselli, che porta in dote, oltre alle numerose ricette tipiche della sua famiglia, tutta l’esperienza consolidata in tanti anni di gestione del ristorante il Portico a Casinalbo, e del Sombrero di Settecani. Nasce così un sodalizio indissolubile che dura tutt’ora, a cui si aggiunge Maria, una conduzione condivisa insieme a uno staff giovane e affiatato che garantisce, buona cucina e atmosfera familiare. Il menù ampio e sostanzioso, ripercorre le ricette modenesi più autentiche, grazie alle sfogline che preparano ogni giorno la pasta fresca e quella ripiena, tra i piatti da non perdere, i tortelloni dell’osteria, ripieni di patate, mortadella, e Parmigiano; i tortellacci, con ricotta, spinaci, pancetta; i gnocchetti alla salsiccia; i tortellini in brodo; il galletto; il controfiletto di manzo; le crescentine (con una punta di cruschello); il gnocco fritto nello strutto; le crostate fatte in casa, il tutto innaffiato da ottimi lambrusco del territorio e da etichette nazionali.
di Luca Bonacini
Pubblicato su QN Resto del Carlino – luglio 2017