Il ritrovamento otto anni fa nella Cina sudoccidentale, di noccioli di pesca fossili risalenti a 2,6 milioni di anni fa, ci conferma che le pesche c’erano molto prima che l’uomo comparisse sulla Terra. Un frutto dolce, succoso, dissetante, reperibile da giugno a settembre, che in Cina, già 8.000 anni fa era considerato simbolo di immortalità, tanto che anche oggi, durante le celebrazioni nunziali le spose cinesi indossano candidi fiori di pesco ad auspicare prosperità e letizia. Giungerà in Italia grazie ad Alessandro Magno e ai carovanieri che facevano la spola dalla Persia, regione a cui si deve l’origine del nome: ‘pomo persico’ (perseg in modenese, persego in veneto, persica in romanesco, persiga in genovese). Un frutto utile al nostro sistema immunitario, alla vista, al rilassamento e al sonno. Ritratta come icona di giovinezza in un affresco rinvenuto a Ercolano, la pesca ispirerà Caravaggio, Cézanne, Monet, Renoir, Manet, Van Gogh, stimolando filosofi e pensatori, come Leonardo Da Vinci, Émile Zola, George Orwell, Thomas Eliot, fino a Giovanni Pascoli che scriverà ‘Ode al pesco’. Un frutto entrato nella storia, grazie alla celeberrima ‘pesca melba’, creata a fine Ottocento da August Escoffier in omaggio alla cantante d’opera australiana Nellie Melba, ma anche radicato nella tradizione culinaria modenese, grazie alle pesche al Lambrusco, alla marmellata, alla torta di pesche e alle prelibate ‘pesche, cioccolata e amaretti’ tanto celebrate nei volumi dei gastronomi Ugo Preti e Sandro Bellei. Le pesche al Lambrusco, rappresentano uno dei dessert estivi pìù golosi di cui dispone la gastronomia geminiana, un piatto totalizzante, che Rina Mattioli della Nunziadeina di Nonantola (Modena) – una sicurezza quando si parla di tradizione – prepara così: “Si pelano, si toglie il nocciolo, si pongono in un tegame grande, antiaderente, con zucchero, burro e Grasparossa e si fanno bollire, poi le metto in una pirofila, riduco ancora il concentrato di Lambrusco e lo verso sopra alle pesche già cotte, che servo con gelato di crema”. Yum, yum…
Di Luca Bonacini