Sulle rive del Lago Scaffaiolo, in prossimità del passo dei Tre Termini, per secoli meta di pellegrini diretti a Roma, antico snodo di passaggio per transumanze e commerci tra Toscana ed Emilia, il rifugio ‘Duca degli Abruzzi’ a quasi 2000 mt. di altezza, si conferma una meta escursionistica di grande bellezza, ma che rivela anche un’anima gastronomica. Una destinazione per chi non teme di indossare gli scarponi, a fianco dell’anfiteatro naturale del Corno alle scale, dove passa il Sentiero Italia, che attraverso 7000 chilometri di mulattiere e sentieri, solca la penisola dalle Alpi alla Sicilia. Rappresenta il più antico rifugio dell’Appennino Tosco-Emiliano, il primo ad essere intitolato al famoso esploratore sabaudo, con una storia antica che inizia il 30 giugno 1878 quando viene costruito dal CAI di Firenze insieme al CAI di Bologna. Un edificio in pietra che nel corso del ‘900 verrà demolito e ricostruito più volte, rimpiazzato per circa trent’anni da un prefabbricato in lamiera gialla, fino al 30 settembre 2001 quando sarà riedificato in muratura come lo vediamo oggi. E’ una vita dura quella del gestore ma che garantisce panorami impagabili che Antonio Tabanelli ha scelto di vivere con entusiasmo e voglia di mettersi in gioco, dopo aver lasciato la professione di grafico pubblicitario. Prima ha gestito insieme alla moglie un rifugio sulle Alpi Apuane, poi nel 2005 è subentrato alla conduzione del Duca D’Abruzzi insieme al socio Mirco Mori. Un’esistenza che tutto l’anno è scandita dal meteo e dalle aperture del rifugio posto a 1787 mt. di quota, dove gli approvvigionamenti avvengono con un grosso zaino e oltre un’ora di cammino nella neve o sotto il sole, per portare i viveri che serviranno per cucinare, spesso facendo la spola più volte. Si pranza e si cena con una cucina semplice e autentica, ma accurata che non t’aspetti in un luogo così irraggiungibile e lontano da tutto, tanto da entusiasmare anche Mauro Corona, Alberto Tomba e musicisti del calibro di Francesco Guccini e Carlo Maver che vengono volentieri quassù per la simpatia di Antonio e per partecipare alle rassegne musicali che si organizzano da oltre dieci anni davanti al rifugio ai bordi del lago. Da non perdere le tagliatelle al ragù, i tortelloni, la polenta con cinghiale, i funghi porcini, la cacciagione, le fiorentine, insieme ai formaggi del pastore presi pochi metri più sotto, e a qualche buon bicchiere, senza dimenticare le favolose crostate e la ricotta fresca con i mirtilli.
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Di Luca Bonacini
Pubblicato su Qn Resto del Carlino in versione ridotta – gennaio 2021