Se fino a qualche anno fa era caldamente sconsigliato di cenare dove si alloggiava, qualcosa è cambiato. La cucina d’hotel si affranca e diventa più attrattiva, le compagnie investono sulla ristorazione gourmet e su chef di nome e c’è chi punta sulla tradizione pura, talvolta con risultati davvero sorprendenti. Tra le mete modenesi si va sul sicuro alla Baia del Re, all’Hotel Le Ville, D’Amedeo, alla Secchia Rapita, mentre a Campogalliano, sotto all’Hotel Best Western c’è l’Osteria Emilia, con l’ottima gestione di Davide Forghieri che ha aperto sette anni fa. E’ il prototipo dell’oste modenese che vorremmo sempre ad accoglierci, schietto, vero e dalla spiccata personalità, degno erede di Ermes Rinaldi, Italo Pedroni, Lauro Malavolti, Claudio Camola, osti autentici che in questi anni hanno accompagnato con dedizione la nostra cucina. Distante dai percorsi formativi convenzionali Davide non è sempre stato un ristoratore, mentre faceva l’idraulico si è diplomato all’Istituto d’arte e ha frequentato per alcuni anni il Conservatorio studiando contrabbasso, prima di collaborare per 4 anni al Viandante di Rubiera, acquisire la direzione di alcuni importanti locali modenesi e decidere di aprire un ristorante tutto suo. Malgrado l’hotel sia moderno entrando all’Osteria Emilia si apprezzano l’atmosfera calda e accogliente, con i pavimenti in onice, i soffitti in legno, le applique anni settanta (recuperate dalla sala del mitico Green Park) e un’enorme tortellino in ceramica incorniciato, mentre una grande vetrina contiene, appesi in buon ordine coppe, gole, culacce, fiocchi, pancette, salami, che provengono da suini allevati allo stato semi brado e la dicono lunga sulla vocazione dell’insegna modenese. Dal menu, che guarda alla tradizione, si sceglie l’ottimo fagottino di erbazzone, i salumi misti, le frittelline di baccalà, i tortelloni in crema di Parmigiano con ricotta di Rosola; ma anche il filetto di tonno con aria di pompelmo e rapa rossa; per chiudere con la sontuosa zuppa inglese, il tiramisù e la tenerina. In cantina oltre duecento etichette emiliane e altre 150 dall’Italia e dal mondo.
di Luca Bonacini
Pubblicato in versione ridotta su Qn Resto del Carlino – settembre 2019