La sala è gremita ma ordinata, nessun posto libero. Si scambia qualche parola a bassa voce con la persona accanto e si controlla la postazione, i bicchieri in buon ordine rivelano quanti vini arriveranno e il notes è pronto a registrare le nostre impressioni. Silenzio. Nei minuti di attesa che precedono la degustazione, il tempo sembra fermarsi, poi comincia il viaggio, ci porterà non lontano da qui oppure a migliaia di chilometri di distanza, alla scoperta dei grandi vini rosati d’Italia. “Drink Pink Think Pink” è il nome dell’evento organizzato dall’Ais Veneto, lo scorso 7 febbraio, insieme al Delegato Provinciale Ais Verona Paolo Bortolazzi e alla Responsabile Relazioni Franca Bertani. A guidare la degustazione uno dei massimi esperti sull’argomento, Angelo Peretti, direttore del Consorzio Bardolino e Chiaretto di Verona, coadiuvato dai sommelier dell’associazione, impeccabili nelle loro divise gallonate. Quello che si sta definendo è un unicum nella penisola, un patto d’intenti tra consorzi per la valorizzazione del vino rosa autoctono italiano attraverso le diverse identità di sette vini rosa d’Italia e un’incursione Oltralpe con tre vini rosa francesi. “Vini rosa, non rosati – afferma subito Angelo Peretti – rosato è un termine fuorviante, quasi dequalificante, esiste il vino bianco, quello rosso e c’è anche quello rosa, chiamiamolo così!” E da queste prime battute si capisce il ritmo che avrà la serata. Bardolino e Chiaretto si evolvono, cambiano pelle e diventano longevi. Non per niente in questi anni si parla di Rosè Revolution, una piccola rivoluzione copernicana guidata da Angelo Peretti e Franco Cristoforetti rispettivamente direttore e presidente del Consorzio di tutela, avviata nel 2014, che ha messo in discussione molto di ciò che prima erano assiomi intoccabili, come l’invecchiamento, impensabile fino a qualche anno fa per il Chiaretto. E oggi grazie anche all’impiego ragionato della Corvina veronese, che ha la caratteristica di tenere nel tempo, vi sono inaspettati risultati di complessità e piacevolezza anche lasciando in cantina il vino qualche anno, al pari di molti blasonati rosè francesi. La nascita della doc autonoma del Chiaretto e delle tre sottozone del Bardolino, riscrive la storia evidenziando le aree che storicamente esprimono la miglior qualità produttiva, avviando un processo che apre la strada a nuovi frazionamenti. L’asticella si alza, infondendo ai produttori nuovi stimoli, mentre ora gli addetti ai lavori guardano al Chiaretto con curiosità e i tempi delle produzioni mediocri sembrano davvero un ricordo. Ma cosa rappresenta oggi il Chiaretto? Lo abbiamo chiesto ad Angelo Peretti: “Coi suoi 10 milioni di bottiglie annuali, il Chiaretto di Bardolino oggi è il leader assoluto nel mondo dei vini rosa italiani a denominazione di origine: è il doppio del Cerasuolo d’Abruzzo, secondo con 5 milioni di bottiglie. Questo dal punto di vista dei numeri. Sotto il profilo identitario, invece, il Chiaretto rappresenta un vino dalla fortissima impronta territoriale, avendo puntato ad esaltare le caratteristiche proprie della sua uva principale, la Corvina Veronese, che col nuovo disciplinare potrà arrivare fino al 95% del totale, e sulla freschezza e sapidità tipiche delle colline moreniche del lago di Garda. In termini invece di “peso” sulla produzione locale, oggi il Chiaretto rappresenta un terzo del vino prodotto dalla filiera bardolinese”. Quali sono le prospettive future? “Si è in attesa dell’approvazione da parte del Comitato nazionale vini del nuovo disciplinare del Chiaretto di Bardolino, che avrà dunque una propria doc autonoma, staccandosi definitivamente dalla doc del Bardolino, che resterà dunque specializzata nei soli vini rossi. Con la nuova doc del Chiaretto sarà possibile dare un’accelerazione al duplice obiettivo di aumentare la quota di mercato dei vini rosa in Italia e di entrare definitivamente nei mercati emergenti del Chiaretto, ossia principalmente Stati Uniti, Canada e Scandinavia. Per accrescere la cultura del vino rosa italiano (anche sul mercato italiano, il più refrattario in Europa al consumo di vini rosa) è in fase di costituzione un Istituto che metterà a fattor comune le sei aree del vino rosa italiano ottenuto da uve autoctone, ossia il Garda veneto, con il Chiaretto di Bardolino basato sulla Corvina Veronese, il Garda lombardo con il Valtènesi Chiaretto a base di Groppello, l’Abruzzo con il Cerasuolo d’Abruzzo fatto con le uve di Montepulciano d’Abruzzo, le denominazioni di Castel del Monte e Salice Salentino in Puglia, rispettivamente a base di Bombino Nero e Negroamaro, e Cirò in Calabria con l’uva del Gaglioppo. Le sei aree allestiranno iniziative promozionali comuni, come a brevissimo uno stand unitario a ProWein e a Vinitaly”.
I 10 vini rosa in degustazione:
Château Sainte Marguerite – cuvée Château rosé, un Côtes de Provence elegante, color salmone chiaro, al naso fruttato e goloso, in bocca aromatico, morbido con sentori di fragola, ribes nero e lampone.
La Grande Cuvée – Domaine Lafage, grandissima struttura con una potente spalla acida, salato dal finale tannico. Un affinato assemblaggio di Grenache grigio e nero, affinato qualche mese in acciaio e in caratelli. Al naso fiori freschi, fragoline di bosco e spezie. Al palato vibrante, rotondo, morbido, fresco.
E.Guigal – Tavel rosè, nasce vicino ad Avignone da tre suoli completamente diversi. Si apprezza dopo il quarto anno abbinato alla cucina autunnale. Grenache 50%, Consault 30%, Clairette 10%, Syrah 5%. Colore rosso scuro, corposo, asciutto, con sentori di fragole, frutti di bosco, amarena e mandorle.
Bardolino Chiaretto DOC – Poggio delle Grazie, nei vigneti di Castelnuovo del Garda le uve sono raccolte a mano e rimangono tre mesi sulle fecce fini con un affinamento in bottiglia di 2 mesi. Al naso piccoli frutti rossi e note balsamiche. Al palato morbido, sapido e minerale con note di agrumi.
Valtènesi Riviera del Garda Classico Chiaretto DOC – Le Chiusure, un uvaggio di Groppello gentile, Barbera e Sangiovese, dai sentori intensi di fiori, rosa e lampone, in bocca acidità sostenuta, sapidità netta e finale lungo.
Cerasuolo d’Abruzzo DOC – Cataldi Madonna, un vino quasi rosso di montagna, che alle volte vede il mare ma non sempre, ed era il vino di casa delle famiglie. Rosa bio da uve Montepulciano, che stupisce al naso per i profumi intensi di fragola, frutti rossi e mandorla. Al palato fresco, con finale floreale.
Castel del Monte Rosato Bombino Nero DOCG Veritas – Torrevento, l’unica Docg tra i vini rosa italiani. Un Bombino che non giunge mai a completa maturazione, in purezza, cresciuto in Alta Mura, su rilievi a 400 mt. non lontano dal Castello di Federico II. Rosa intenso, robusto, solare, al naso complesso, con note predominanti di fragola, ribes e lampone ma anche erbe, prugna, rabarbaro.
Salice Salentino Rosato DOC Le Pozzelle – Candido,
un Negroamaro dal colore cerasuolo brillante, che all’olfatto sprigiona fragola e lampone e in bocca è fresco con una marcata nota minerale fumé e pesca gialla, ma anche viola, lavanda, rosmarino, dal finale lungo e pulito.
Cirò Rosato DOC, un uva 100% Gaglioppo, che si sviluppa a 100 mt. sul livello del mare, dal colore rosa con riflessi violacei, al naso intensamente fruttato e delicato con ritorni floreali e in bocca ricco di note fresche e armoniose.
Poggio alle Grazie – Rifermentato naturale in bottiglia,
colore rosa corallo e riflessi aranciati. Perlage fine e durevole. Al naso agrumi, fiori, pesca, rosa e note speziate. In bocca fresco, sapido, minerale, non complesso, con finale abbastanza lungo.
Il Chiaretto di Bardolino o Chiaretto è uno dei vessilli del Lago di Garda, ai più noto per la sua leggerezza, freschezza e facilità di beva, nasconde invece inaspettate complessità. Fu Pompeo Molmenti, avvocato e scrittore a iniziare a produrlo nel suo vigneto sulle rive del Garda nel lontano 1896, mentre il più antico documento in circolazione che riporta il termine “Chiaretto” è il vocabolario “Crusca Veronese” editato a Verona nel 1806. Sarà fra le prime denominazioni a ricevere la Doc nel 1968. Oggi si producono 9,5 milioni di bottiglie di Chiaretto all’anno (+12% rispetto al 2016) e raggiunge molti paesi del mondo, tra cui Stati Uniti, Canada, Scandinavia e principalmente Italia e Germania. Il Consorzio Tutela del Chiaretto e del Bardolino conta 1029 soci (795 viticoltori, 120 vinificatori, 114 imbottigliatori), distribuiti su 2576 ettari di vigneto Doc, di cui 1000 ettari sono destinati al Chiaretto. 12 tonnellate la resa per ettaro. Le uve utilizzate sono la Corvina, la Rondinella e la Molinara ma è il breve contatto con la buccia dell’uva a conferire l’inconfondibile colore chiaro. Le note agrumate e la freschezza che caratterizzano il Chiaretto fanno lo rendono duttile e capace di accompagnare il momento dell’aperitivo e l’intero pasto, tra i piatti più indovinati da abbinare al Chiaretto, certamente i primi piatti di pasta e i ravioli, ma anche l’insalata caprese; prosciutto e melone; l’insalata di riso, il carpaccio di carne, le specialità ittiche cucinate alla griglia o al forno, la paella, i crostacei e non ultimo il sushi.
a cura di Luca Bonacini