E’ la nostra Modena. Quella materna e aperitiva di Paolo Monelli, che amava ritrovarsi intorno al Duomo, quella che sedeva al Caffè Nazionale, per lasciarsi affabulare da Antonio Delfini, quella di Ras, il leone dei Giardini pubblici, che quando sbadigliava si sentiva a chilometri di distanza, dell’alzabandiera dell’Accademia, che puntuale ogni mattina alle 8, ci ricorda che siamo italiani. E’ la Modena notturna che attraversava mio papà, quando staccava nel cuore della notte dal turno alle Poste Ferrovia, per premiarsi con un caffè da Borghi o da Cagliari, la stessa di mio suocero Franco, una vita su un camion, che quando partiva all’alba non sbagliava quasi mai l’appuntamento col caffè del Molinari, lasciando l’autocarro carico in via Emilia che ancora era percorribile, per poi salutare la Ghirlandina e riprendere a macinare chilometri. Franco, che quando la piccola Silvia aveva quasi rischiato di morire, aveva camminato a lungo per poi ritrovarsi dentro al Duomo, senza sapere come, per dire grazie. E’ la Modena che ci hanno lasciato liberata nel ’45, e che tutti insieme hanno saputo ricostruire. Una città che vorrei cosi, e che in parte lo è ancora, capace di parole di conforto quando ce ne è bisogno, e di comprensione quando occorre, anche commuovendosi un po’, senza vergognarsene. Un luogo dove le persone sappiano mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse, ognuno secondo disponibilità, che sappiano spendersi per gli altri con gratuità, con piccoli e semplici gesti quotidiani, come Giulietto (Bolà), Giorgio e Luciano (il Colonnello), i tre amici della briscola (e del cuore) di Luciano Pavarotti, insieme dai tempi dell’oratorio e vicini al tenore fino all’ultimo giorno di vita. Persone che sappiano perdonare come Vittorio, che in punto di morte ha voluto accanto a se coloro che nella sua vita, in qualche modo aveva odiato, compreso chi gli aveva ucciso il figlio in un incidente stradale. E’ una bella città, che quando occorre sa esserci, che sa esprimere una vicinanza rara, come è accaduto durante Streghe di vino e di verso, l’evento di Marina Bersani e della Cleto Chiarli, una trentina di produttori di vino e artigiani del gusto, giunti da tutta Italia, che sono stati capaci di raccogliere oltre 29.000 euro, in una sera. Una cifra enorme consegnata lunedì 1° agosto ad Aseop e Anffas, che potrà sostenere le nobili attività delle due associazioni.
di Luca Bonacini
Pubblicato su QN Resto del Carlino – agosto 2016
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