Stefano Bergonzini, al centro della foto, riceve la statuetta “Bonissima”. Un riconoscimento dell’amministrazione comunale per i 50 anni di attività nella stessa sede. |
Non
c’è scampo per i gourmet alla salumeria Bergonzini, è difficile
se non impossibile guardare con sereno distacco le forme di Parmigiano, le mozzarelle
di bufala nel suo latte, il gorgonzola naturale, le robiole di Roccaverano
nella cenere, il blu di bufala erborinato, i prosciutti, le mortadelle, i salami,
le pancette, i cotechini e gli stinchi, di questa storica insegna modenese. Se
oggi non si vedono più eleganti comitive in smoking a zonzo per Modena svaligiare
i negozi per portarsi a casa un po’ della Modena gastronomica del mito, in
attesa di partecipare al Pavarotti International, il palato medio è cresciuto e
i gourmet modenesi apprezzano quella bottega chic che parla di territorio, dove
Stefano insieme alla moglie Cinzia, sceglie con rigore materie prime e ottimi
vini, continuando sulla strada della qualità indicata da papà Giorgio,
scomparso nel 2003. Non manca proprio nulla, nel negozio di via Ganaceto: dalla
pasta di Gragnano con farina macinata a pietra, all’olio dell’Amiata, dalle giardiniere
di verdura croccante, all’aceto balsamico, dai grissini fatti a mano alle
marmellate, e tanta gastronomia con i superbi tortellini, i tortelloni, lo
zampone e il magistrale coniglio arrosto al vino bianco di mamma Franca. Era il
1963 quando Giorgio Bergonzini apriva il suo negozio di alimentari in via
Ganaceto. Un approdo sicuro in quella parte cosi antica del centro storico, non
lontano da Ermes l’ultima osteria modenese, e a pochi passi dalla suggestiva
piazza della Pomposa. Giorgio Bergonzini veniva da otto anni di apprendistato
accanto al leggendario Fioresi ai banchi
del Mercato Coperto, e insieme alla moglie Franca cominciò a ingegnarsi
per rendere sempre più accogliente e ricco quel negozio, l’odore dei salumi
dava il benvenuto agli avventori che entravano per una scatoletta e uscivano
con affettati e formaggi sopraffini, e cominciarono a sentirsi gli effluvi
della cucina di casa, del ragù che cuoce lento, degli arrosti nel forno, dei
bolliti, ogni giorno preparati, messi nella grande vetrina e puntualmente
venduti. Nell’83 arriva il figlio Stefano, che dimostra subito amore per quel
mestiere e attitudine al contatto con il pubblico, nell’89 si decide per una
profonda ristrutturazione, il negozio acquista più spazio e si ricava anche una
saletta con una decina di posti per degustazioni e sfiziosi light-lunch, che
non di rado diventa approdo sicuro dove ritrovarsi per l’aperitivo. Modena dimostra di apprezzare, arrivano clienti occasionali che poi diventano abituali, e si vede spesso anche Emilio Mazzoli, il gallerista della Transavanguardia, che quando riceve artisti famosi e critici d’arte, viene a prendere lambrusco, salumi sopraffini, aceto balsamico e Parmigiano, perchè possano rientrare alle rispettive destinazioni e portarsi a casa un pò delle bontà di Modena.
Pubblicato su QN Resto del Carlino – dicembre 2014