DIECI ANNI SENZA
LUIGI VERONELLI
LUIGI VERONELLI
di Luca Bonacini
A
dieci anni dalla scomparsa di Luigi Veronelli, un libro ne ricorda la statura
professionale, le battaglie in difesa della civiltà contadina, in favore dei
piccoli produttori, dei ristoratori virtuosi, dei vini naturali di qualità. Il
volume scritto da Nichi Stefy e Gian Arturo Rota, curatore dell’Archivio
Veronelli, presentato qualche sera fa, alla Cantina Torre dei Nanni, di Alberto
e Cristina Fiorini, insieme al Comune di Savignano, rende omaggio all’uomo e al
giornalista. Una figura fondamentale nell’Italia del vino, quella di Luigi
Veronelli, fortemente legata alla nostra provincia. L’Osteria di Rubbiara, era
per lui, “uno dei luoghi del privilegio”, come amava definire i posti che amava,
e Italo Pedroni un’ oste autentico, cui nel ’77, aveva dedicato un’ ampio
articolo sulla rivista Epoca, un’amicizia che sarebbe durata fino a pochi mesi
dalla morte. Dopo aver cenato, strettamente modenese, privilegiando la frittata
con aceto balsamico 25 anni, e aver bevuto lambrusco, c’era la visita all’acetaia
e l’immancabile assaggio, a cui seguivano considerazioni e riflessioni
sull’evoluzione di quel prezioso nettare, da lui tenuto in grande
considerazione, e di cui era curioso di conoscere i progressi.
dieci anni dalla scomparsa di Luigi Veronelli, un libro ne ricorda la statura
professionale, le battaglie in difesa della civiltà contadina, in favore dei
piccoli produttori, dei ristoratori virtuosi, dei vini naturali di qualità. Il
volume scritto da Nichi Stefy e Gian Arturo Rota, curatore dell’Archivio
Veronelli, presentato qualche sera fa, alla Cantina Torre dei Nanni, di Alberto
e Cristina Fiorini, insieme al Comune di Savignano, rende omaggio all’uomo e al
giornalista. Una figura fondamentale nell’Italia del vino, quella di Luigi
Veronelli, fortemente legata alla nostra provincia. L’Osteria di Rubbiara, era
per lui, “uno dei luoghi del privilegio”, come amava definire i posti che amava,
e Italo Pedroni un’ oste autentico, cui nel ’77, aveva dedicato un’ ampio
articolo sulla rivista Epoca, un’amicizia che sarebbe durata fino a pochi mesi
dalla morte. Dopo aver cenato, strettamente modenese, privilegiando la frittata
con aceto balsamico 25 anni, e aver bevuto lambrusco, c’era la visita all’acetaia
e l’immancabile assaggio, a cui seguivano considerazioni e riflessioni
sull’evoluzione di quel prezioso nettare, da lui tenuto in grande
considerazione, e di cui era curioso di conoscere i progressi.
Un palato
eccezionale, un bagaglio di esperienza enorme, un carattere deciso, ma aperto
al confronto, erano i tratti distintivi di Luigi Veronelli, per gli amici Gino,
promotore dei piccoli viticoltori italiani, scopritore di sconosciuti e
virtuosi giacimenti del gusto, ma anche osservatore curioso della realtà
modenese, un territorio che aveva a cuore e lo manifestò in più di un
occasione, anche partecipando come ospite d’onore all’ evento modenese
“Lambrusco Mio”, insieme a Vizzari e Massobrio. Tanti gli aneddoti che lo
riguardano, come quella volta che aveva pranzato da Fini, e si era fermato in
compagnia di un amico al Royal Bar al
numero 105 di Corso Canalchiaro, era il bar più in voga del momento e alla macchina
del caffè c’era Danilo Gambarelli, ieri allievo promettente del maestro di
tutti i baristi modenesi Vero Mantovani, oggi autorevole docente nella
formazione di giovani baristi. “ E’ il caffè migliore di Modena!”, disse
Veronelli, ordinandone un altro. Innovatore, cultore della parola, connosseur
di vino e di cibo, capace di intraprendere battaglie contro colossi come la
Coca Cola, se ravvisava un pericolo per la salute comune, aveva apprezzato quel
caffè e rendeva merito a chi lo aveva preparato con maestria. Qualche giorno dopo giunse una lettera, nella quale Veronelli si complimentava, per quel caffè
cosi speciale.
eccezionale, un bagaglio di esperienza enorme, un carattere deciso, ma aperto
al confronto, erano i tratti distintivi di Luigi Veronelli, per gli amici Gino,
promotore dei piccoli viticoltori italiani, scopritore di sconosciuti e
virtuosi giacimenti del gusto, ma anche osservatore curioso della realtà
modenese, un territorio che aveva a cuore e lo manifestò in più di un
occasione, anche partecipando come ospite d’onore all’ evento modenese
“Lambrusco Mio”, insieme a Vizzari e Massobrio. Tanti gli aneddoti che lo
riguardano, come quella volta che aveva pranzato da Fini, e si era fermato in
compagnia di un amico al Royal Bar al
numero 105 di Corso Canalchiaro, era il bar più in voga del momento e alla macchina
del caffè c’era Danilo Gambarelli, ieri allievo promettente del maestro di
tutti i baristi modenesi Vero Mantovani, oggi autorevole docente nella
formazione di giovani baristi. “ E’ il caffè migliore di Modena!”, disse
Veronelli, ordinandone un altro. Innovatore, cultore della parola, connosseur
di vino e di cibo, capace di intraprendere battaglie contro colossi come la
Coca Cola, se ravvisava un pericolo per la salute comune, aveva apprezzato quel
caffè e rendeva merito a chi lo aveva preparato con maestria. Qualche giorno dopo giunse una lettera, nella quale Veronelli si complimentava, per quel caffè
cosi speciale.
Pubblicato su QN Resto del Carlino – luglio 2014