BORLENGHI & RUGBY alla Trattoria Campagnola

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La Nazionale di Rugby delle Fiji, scopre i borlenghi 
di Luca Bonacini


Quella
sera si stava un po’ più stretti alla trattoria Campagnola di Vignola,
colonizzata dai possenti atleti della Nazionale di Rugby delle Isole Fiji, intenti
a consumare una cena tutta modenese, a base di tortellini, bolliti, gnocco,
crescentine, e borlenghi, innaffiati senza incertezze da buone bottiglie di
lambrusco, mentre mancava solo una notte alla sfida al Braglia con la Nazionale
italiana. La vittoria dell’Italia, arrivò inaspettata, in virtù forse anche della
grassa cucina modenese, con cui si rimpinzarono gli atleti ospiti, giunti da
tanto lontano e abituati a ben altre pietanze. Una lunga e proficua conduzione
familiare, quella della Campagnola, guidata fino ad oggi da Giuseppe, 79 primavere
portate magnificamente e Lucia Gasiani. Dopo la lunga gestione dal’65 all’87, del
Bar Colonnina a Vignola, che aveva assicurato alla cittadina dei Contrari, uno
sfizioso punto di ristoro e gustosi Borlenghi, nel 1988 acquistavano quella vecchia
insegna, immersa nella campagna vignolese, che risaliva al primo Dopoguerra. Lucia
purtroppo non c’è più, ma le sopravvivono l’affetto dei clienti e le tante
deliziose ricette, che hanno profuso gioia in questi anni, costituendo il
patrimonio del locale, e che negli anni ’70, le fruttarono in piena nouvelle cuisine, l’appellativo di regina del borlengo. Due piani e un
comodo dehor estivo, interamente
dedicati alla clientela, che arriva numerosa come sempre, coppie, famiglie,
gruppi di amici, e qualche vip come Antonio Cabrini, Bruno Pizzul, Paolo Belli,
Alberto Tomba, “e anche il Dr. Giorgio Fini venne più di una sera”, tutti allegramente
seduti, in attesa di godere di quella cucina di sostanza, che ripercorre la nostra
storia. 
Tra le materie prime brilla l’ottima coppa, il salame, e il prosciutto
Modena
, oltre al balsamico di famiglia, premiato come “miglior aceto
balsamico tradizionale di Vignola”, dalla Consorteria di Spilamberto. Tra i piatti si ricordano gli ottimi
tortellini in brodo di cappone; i tortelloni in pasta rosa, ripieni di robiola;
i tortelloni verdi con ricotta e noci; la carne alla griglia; la cacciatora di
pollo e di selvaggina; il gnocco, le crescentine, i borlenghi, (conteggiati
tenendo conto dei piattini utilizzati), il semifreddo al nocino, la zuppa
inglese, e per concludere gli irresistibili borlenghi dolci, con cioccolata,
Cointreau, Grand Marnier, forse lontani dalla tradizione pura, ma tanto buoni, di
cui è possibile controllare la preparazione sulle grandi padelle di ferro
roventi, da una finestrella comunicante con la cucina. 

Pubblicato su QN Resto del Carlino giugno 2014

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