Modena brinda alla
Liberazione
Liberazione
di Luca Bonacini
La
giornata del venticinque aprile ci riporta improvvisamente indietro di quasi
settant’anni. Una macchina del tempo inesorabile che ci riconduce al periodo
bellico, da molti vissuto direttamente sulla pelle, da altri più giovani ascoltato
nei racconti di un nonno o di un parente, tempi non poi cosi lontani, nei quali
tutte le famiglie hanno dovuto pagare un prezzo alto e di cui conservano nel
cuore un ricordo doloroso. Giorni di paura, di angoscia, di rinunce, dove la
libertà era fortemente limitata, un periodo nel quale si vedevano i carri
armati tedeschi a spasso per le vie di Modena, e dove la maggior parte della
popolazione riusciva con fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, fino
al giorno della Liberazione. La miseria di quegli anni rimase, e ci vollero
anni perché il paese si rialzasse, ma arrivò la speranza. Un esplosione di
gioia, nella Modena del 22 aprile, all’arrivo tanto atteso degli Alleati, una
lunga colonna di uomini e mezzi corrazzati che percorrendo la via Emilia giunse
da Bologna e dopo qualche scaramuccia, che purtroppo fece le sue vittime,
riportò finalmente la pace in città e nel resto d’Italia. Tanti gli episodi di
solidarietà e incontenibile felicità, da ricordare, in quelle concitate
giornate, che riportavano il sereno dopo anni bui, mentre la provincia veniva
raggiunta in ritardo dalla notizia, in alcuni piccoli paesi soltanto alcuni
giorni dopo, gli ultimi tedeschi fuggivano, rendendosi protagonisti di episodi
di violenza gratuita. Sopraggiunta la consapevolezza che gli Alleati erano
arrivati davvero, si ci diede alla pazza gioia, mentre esplodeva l’entusiasmo e
ovunque c’era voglia di festeggiare. Le piazze, le trattorie e le osterie dei
paesi e delle cittadine, che erano sempre state luogo di incontro sociale, in
quei giorni si animarono, e mentre si brindava, si pregustava la tanto agognata
normalità. Alla trattoria La Rosa, di Sant’Agostino, si cominciarono a friggere
frittelle di maltagliati, dal mattino, continuando fino a sera inoltrata,
mentre il lambrusco scorreva a fiumi; davanti alla trattoria Da Saul a San
Giacomo Roncole, gli abitanti accoglievano festanti le camionette degli
Americani, che ricambiavano regalando casse di Coca Cola, banane (mai viste
prima), e chewingum; al Caffè dell’Orologio di piazzetta delle Ova, il Cavalier
Comini offriva alla città, vini e liquori per 24 ore; alla trattoria Corona,
oggi Oronero caffè, di Maranello, si servirono gnocco fritto e lambrusco per
tutti. Si guardava al futuro con ottimismo, e chi ce l’aveva fatta brindava
allo scampato pericolo, pensando alla ricostruzione, che sarebbe iniziata
l’indomani.
giornata del venticinque aprile ci riporta improvvisamente indietro di quasi
settant’anni. Una macchina del tempo inesorabile che ci riconduce al periodo
bellico, da molti vissuto direttamente sulla pelle, da altri più giovani ascoltato
nei racconti di un nonno o di un parente, tempi non poi cosi lontani, nei quali
tutte le famiglie hanno dovuto pagare un prezzo alto e di cui conservano nel
cuore un ricordo doloroso. Giorni di paura, di angoscia, di rinunce, dove la
libertà era fortemente limitata, un periodo nel quale si vedevano i carri
armati tedeschi a spasso per le vie di Modena, e dove la maggior parte della
popolazione riusciva con fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, fino
al giorno della Liberazione. La miseria di quegli anni rimase, e ci vollero
anni perché il paese si rialzasse, ma arrivò la speranza. Un esplosione di
gioia, nella Modena del 22 aprile, all’arrivo tanto atteso degli Alleati, una
lunga colonna di uomini e mezzi corrazzati che percorrendo la via Emilia giunse
da Bologna e dopo qualche scaramuccia, che purtroppo fece le sue vittime,
riportò finalmente la pace in città e nel resto d’Italia. Tanti gli episodi di
solidarietà e incontenibile felicità, da ricordare, in quelle concitate
giornate, che riportavano il sereno dopo anni bui, mentre la provincia veniva
raggiunta in ritardo dalla notizia, in alcuni piccoli paesi soltanto alcuni
giorni dopo, gli ultimi tedeschi fuggivano, rendendosi protagonisti di episodi
di violenza gratuita. Sopraggiunta la consapevolezza che gli Alleati erano
arrivati davvero, si ci diede alla pazza gioia, mentre esplodeva l’entusiasmo e
ovunque c’era voglia di festeggiare. Le piazze, le trattorie e le osterie dei
paesi e delle cittadine, che erano sempre state luogo di incontro sociale, in
quei giorni si animarono, e mentre si brindava, si pregustava la tanto agognata
normalità. Alla trattoria La Rosa, di Sant’Agostino, si cominciarono a friggere
frittelle di maltagliati, dal mattino, continuando fino a sera inoltrata,
mentre il lambrusco scorreva a fiumi; davanti alla trattoria Da Saul a San
Giacomo Roncole, gli abitanti accoglievano festanti le camionette degli
Americani, che ricambiavano regalando casse di Coca Cola, banane (mai viste
prima), e chewingum; al Caffè dell’Orologio di piazzetta delle Ova, il Cavalier
Comini offriva alla città, vini e liquori per 24 ore; alla trattoria Corona,
oggi Oronero caffè, di Maranello, si servirono gnocco fritto e lambrusco per
tutti. Si guardava al futuro con ottimismo, e chi ce l’aveva fatta brindava
allo scampato pericolo, pensando alla ricostruzione, che sarebbe iniziata
l’indomani.
Pubblicato su QN Resto del Carlino – Aprile 2014