CHIUDE IL MITICO “GALLURA” DI RITA DENZA a Olbia
di Luca Bonacini
Quando
un luogo della memoria come “Il Gallura” chiude i battenti, non c’è che da
rammaricarsi, presi da un momento di nostalgia, e pensare se chi poteva, non ha
fatto abbastanza per evitarlo. Non è che una, delle chiusure eccellenti che si
sono susseguite in questi anni, facendo perdere alla nostra cucina nazionale
capisaldi irrinunciabili, e punti di riferimento difficilmente sostituibili. In
alcuni casi, “si viene rilevati”, e l’insegna almeno rimane accesa, con la
speranza che la filosofia non venga totalmente stravolta, dalla nuova
proprietà, in altri casi purtroppo la chiusura è effettiva, e la luce si spegne
per sempre. Sfoglio il volume di Rita Denza sul “Gallura”, e non posso non
emozionarmi ricordando le due volte che andai, e lei mi accolse come se fossi
della famiglia, quel calore profuso con naturalezza che appartiene ai grandi, e
che mi porta a ricordare Giorgio Fini, indimenticato patron del locale modenese
famoso nel mondo. Anche Luigi Veronelli amava il “Gallura”, che considerava “il
migliore dei ristoranti al mondo”, con una cucina amata dall’Aga Khan e dall’Avvocato
Agnelli, nel cuore di Olbia, al numero 145 di Corso Umberto. Una storia
iniziata nel 1942 quando Angelo Denza prese in affitto il palazzetto per realizzarvi
l’albergo. 70 anni, di cui 10 spesi in una guerra giudiziaria con i proprietari
che hanno chiesto a Rita Denza, la figlia settantasettenne del fondatore, un
adeguamento del canone di locazione. Cifre impossibili da corrispondere per un’attività
che certo non vive oggi i suoi momenti migliori in un locale che andrebbe
ristrutturato, come segnalava anche la Guida Michelin, nella descrizione
comunque ottima della cucina. Ed ecco arrivare la sentenza di sfratto esecutivo.
Ripartire da un’altra parte ? Forse si, da quello che ha affermato Rita Denza.
Speriamo.
un luogo della memoria come “Il Gallura” chiude i battenti, non c’è che da
rammaricarsi, presi da un momento di nostalgia, e pensare se chi poteva, non ha
fatto abbastanza per evitarlo. Non è che una, delle chiusure eccellenti che si
sono susseguite in questi anni, facendo perdere alla nostra cucina nazionale
capisaldi irrinunciabili, e punti di riferimento difficilmente sostituibili. In
alcuni casi, “si viene rilevati”, e l’insegna almeno rimane accesa, con la
speranza che la filosofia non venga totalmente stravolta, dalla nuova
proprietà, in altri casi purtroppo la chiusura è effettiva, e la luce si spegne
per sempre. Sfoglio il volume di Rita Denza sul “Gallura”, e non posso non
emozionarmi ricordando le due volte che andai, e lei mi accolse come se fossi
della famiglia, quel calore profuso con naturalezza che appartiene ai grandi, e
che mi porta a ricordare Giorgio Fini, indimenticato patron del locale modenese
famoso nel mondo. Anche Luigi Veronelli amava il “Gallura”, che considerava “il
migliore dei ristoranti al mondo”, con una cucina amata dall’Aga Khan e dall’Avvocato
Agnelli, nel cuore di Olbia, al numero 145 di Corso Umberto. Una storia
iniziata nel 1942 quando Angelo Denza prese in affitto il palazzetto per realizzarvi
l’albergo. 70 anni, di cui 10 spesi in una guerra giudiziaria con i proprietari
che hanno chiesto a Rita Denza, la figlia settantasettenne del fondatore, un
adeguamento del canone di locazione. Cifre impossibili da corrispondere per un’attività
che certo non vive oggi i suoi momenti migliori in un locale che andrebbe
ristrutturato, come segnalava anche la Guida Michelin, nella descrizione
comunque ottima della cucina. Ed ecco arrivare la sentenza di sfratto esecutivo.
Ripartire da un’altra parte ? Forse si, da quello che ha affermato Rita Denza.
Speriamo.