SAN PATRIGNANO ripartire dalla terra

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I ragazzi di San Patrignano: imparare un mestiere, e ricostruirsi dentro
di Luca Bonacini

Le
mille300 persone sedute a tavola, intente a chiacchierare in attesa di pranzo,
sono improvvisamente interrotte da tre risoluti battiti di mani, e nella grande
sala da pranzo di San Patrignano, piomba un silenzio irreale. Chi come noi non
è mai stato nella comunità sulle colline di Rimini fondata da Vincenzo
Muccioli, rimane per pochi secondi senza parole, ma anche tutti i presenti, è
il rispetto che si deve a una delle regole della comunità, è un rituale che si
ripete ogni volta che a San Patrignano ci si siede a tavola. Pochi minuti nei
quali ognuno fa silenzio, dentro e fuori di sé, e pensa ai cari a casa, alle
persone a cui vuole bene, a chi è debitore di un gesto, di una carezza, di una
parola detta al momento giusto, momenti nei quali c’è chi prega e si riconcilia
per pochi secondi con Dio. Attimi brevi e intensi, poi il brusio nella sala
riprende e arriva un cameriere per le ordinazioni, è uno dei ragazzi della
comunità, venuto qua per ritrovare sé stesso e la sua dignità, appartiene ai
tanti lontani, dispersi, soli, che hanno trovato la forza di dire basta alla
solitudine, all’abbruttimento, alla droga. Una risposta concreta alla
tossicodipendenza voluta da Vincenzo Muccioli, quando tanti anni fa, cominciò
ad ospitare i primi ragazzi, che incontrava nel Riminese, una comunità
residenziale che mano a mano è diventata una grande fattoria dove si producono
cose buone quasi completamente autonoma dall’esterno, e dove possono prendere
corpo formidabili opportunità lavorative. 
Ci porta qua una visita ben
organizzata da Andrea Guolo segretario di Arga, Associazione Giornalisti Ambientali
e Agroalimentari Emilia Romagna, un occasione unica che non abbiamo perso,
poter entrare in uno dei luoghi della solidarietà più significativi, fondato da
un uomo buono che ha teso una mano ad altri uomini che la vita ha smarrito. Impossibile
non entusiasmarsi nel vedere il pane che cresce nel forno, e i panettoni che
lentamente lievitano nel reparto pasticceria; le coltivazioni di erbe
aromatiche e ortaggi bio; le attività di olivicoltura che danno uno straordinario
olio extra vergine; l’allevamento di ovini, bovini, caprini, e gli animali di
bassa corte, i mille seicento capi di maiali razza Mora Romagnola; i formaggi
preparati nel caseificio della Comunità; i vigneti delle colline circostanti che
esprimono vini di rara intensità, premiati oggi dalle migliori guide; le
attività di ristorazione con la pizzeria di San Patrignano O’Malomm che
utilizza lievito madre e prodotti bio, a chilometro zero, e il ristorante Vite
menzionato quest’anno per la prima volta dalla Guida Michelin. Tante attività e
possibilità di esprimersi e di imparare un mestiere, mentre tutti insieme si
persegue un obiettivo comune. Ripenso al caloroso benvenuto al nostro arrivo
stamattina, da parte di Letizia Moratti, guida energica e sensibile del nuovo
corso della Comunità insieme al marito. Un breve e significativo video che
racconta spaccati di vita e la filosofia di San Patrignano, poi due ragazzi che
raccontano come sono riusciti a farcela e un commosso saluto del ex sindaco di
Milano, ci fanno capire quanta dedizione occorre per confrontarsi ogni giorno a
San Patrignano, quanto lavoro, quanto amore perché la Comunità continui a
vivere.

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