STORIA DELLA FORCHETTA dai Romani fino a noi

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In punta di Forchetta !

di Luca Bonacini

Come hanno potuto trascorrere
tanti secoli, prima che l’uomo avvertisse la necessità di servirsi di questo
comodo utensile cosi indispensabile per la nostra vita quotidiana ? Se fu più
facile pervenire all’invenzione del cucchiaio, simulando l’incavo della mano
con cui si prende l’acqua, per la forchetta il cammino è stato più lungo e complicato.
Se per lo Zingarelli si tratta di “un arnese metallico da tavola, formato da
un manico e da più rebbi, col quale si infilzano le vivande”
, prima di
giungere a darne per scontato il suo utilizzo sulle nostre tavole questo
oggetto cosi quotidiano, inizialmente molto rozzo, ha superato innumerevoli avversità.
L’uomo primitivo usava una sorta di punteruolo con il quale infilzare pezzi di
carne molto caldi, arrostiti sulla griglia, o appena bolliti, e successivamente
un rudimentale bastone biforcuto per girare le carni sul fuoco. L’uso della
forchetta, da intendere più come un forchettone, si è poi trasmesso anche alle
popolazioni posteriori arrivando fino ai Romani, ove non compariva sulle mense
ma era lo strumento di un apposito ufficiale di cucina, lo scissor, il quale aveva il compito di tagliare le carni e servirle
agli ospiti. Non sembra possibile che precedentemente a questa data i raffinati
Romani e Greci utilizzassero per cibarsi, prevalentemente le mani, che poi
pulivano durante il pasto con una speciale farinata, o ricorrendo ai lembi
delle tovaglie, oppure sciacquandole in scodelle comuni, e solo per le classi
nobili e ricche,  utilizzando “ditali” d’argento, che dovevano evitare
di sporcare le dita. Nel Medioevo gli ospiti, mangiavano prendendo con i loro
coltelli personali i pezzi, preparati dallo “scalco”, discendente del romano
“scissor”, che tranciava le carni in sala. Il momentaneo declino della
forchetta corrisponde con il buio Medioevo, e 
il prezioso utensile sembra ricomparire solo nel 1003 quando nel corso
di uno sposalizio fra una principessa bizantina e un Doge, fanno la comparsa, con
grande scandalo nella Venezia di allora, le raffinate usanze conviviali della
corte di Bisanzio, tra cui quella di usare forchettine d’oro per portare il
cibo alla bocca. La forchetta fece il suo ingresso nelle mense e nelle corti del
Rinascimento, prima in Italia poi in Europa, e anche il Botticelli nel 1483, ritrasse
l’utensile in un famoso dipinto, commissionato come regalo di nozze da Lorenzo
il Magnifico. In Francia giunse e si diffuse grazie a Caterina de’ Medici, ma
rimase ancora un oggetto di lusso, generalmente a due punte, lavorata con
metalli preziosi, come oro, argento, madreperla, tartaruga, nonché decorata in
modo raffinato e fantasioso. Intorno al millecinquecento, ecco il tovagliolo
giungere finalmente in tavola: una grande striscia di tessuto, messa accanto a
ciascun convitato, per asciugarsi mani e bocca nel corso del pranzo, e riposto
con cura, dopo esser stato lavato e inamidato con fior di farina, in belle
scatole tra profumati petali di rose essiccati. Gli usi dell’epoca volevano
ancora che si prendessero con eleganza gli alimenti con le prime tre dita della
mano destra, pollice, indice, medio, che dopo si succhiavano e infine si
asciugavano sulla striscia di tela lunga e stretta. 

Anche la letteratura sembra
interessarsi alla tavola e al comportamento dei commensali, vengono realizzati
complessi vademecum del perfetto ospite, come “Le Chastoiement des dames”
scritto verso il 1260 da Robert de Blois, e il “Galateo” di Monsignor della
Casa nel 1550, che ci ragguagliano sulle cattive abitudini e le disavventure
dei loro contemporanei, “…avere sempre le
mani pulite, le unghie corte e lucide, di non ridere troppo né parlare durante
il pranzo e, soprattutto, di non parlare o bere con la bocca piena, di non
scegliere i pezzi più grossi e di non tuffarli nella saliera, di evitare di
pulirsi i denti con la punta del coltello, di non mettersi le dita nelle
orecchie, o le mani sulla testa, di non pulirsi sfregando le dita su parti
sconce…”
. Nel Seicento cambia anche il modo di ricevere gli ospiti che ora possono
disporre di una ricca gamma di posate e non debbono più ricorrere come nel
Medioevo, al coltello che portano alla cintura. La forchetta viene comunque
ancora considerata un oggetto stravagante e prima del 1684 persino Re Sole,
preferisce utilizzare solo le dita. Anche le autorità ecclesiastiche da sempre  riluttanti, opposero una strenua resistenza
all’avanzare del progresso e della forchetta, contestandone l’utilizzo con
editti e proibizioni, e impedendone l’uso all’interno di monasteri e conventi.
Finalmente nel ‘700 questo indispensabile utensile si diffuse tra la borghesia
e il popolo fino ad assumere la moderna forma attuale, continuando per alcuni
anni ad avere vita dura, ancora nel 1897 ai marinai della Marina militare
britannica era proibito l’uso di coltelli e di forchette, in quanto si riteneva
che essi fossero “pregiudizievoli alla
disciplina e al comportamento virile”
.

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