Il Vino Nuovo, un
rito antico che si ripete
rito antico che si ripete
Le cantine si aprono per fare assaggiare il vino nuovo, un’ atteso appuntamento che si
ripete da secoli
ripete da secoli
di Luca Bonacini
Anche
a Pompei si è svolta la vendemmia in ritardo come nel resto dell’Italia. Grazie
all’enologo dell’azienda vinicola Mastroberardino, al sole, alle condizioni
pedo climatiche ideali, e a una disposizione dei filari che riporta ad antiche
usanze, nel sito archeologico della cittadina sommersa dalla cenere e dai
lapilli nel 79 d.C., da quattordici anni si produce con passione un vino, secondo
i dettami dei Romani di 2000 anni fa. Un rito antico, che non è cambiato poi
molto negli ultimi millenni, dopo aver raccolto l’uva, la si deponeva in
cantina, e si iniziava la pigiatura ottenendo il primo mosto, e poi il vino
nuovo, celebrato solennemente con feste in onore di Bacco. Oggi come allora, l’inizio
della vendemmia è sancito dal cantiniere, che dopo ripetuti assaggi valuta il
tenore zuccherino degli acini, e da il via, un tempo erano le famiglie dei
dintorni a vendemmiare questo o quel filare, e si faceva a gara a chi terminava
prima. Un olmo faceva da appoggio alle le viti e ai grappoli, che posizionati
in alto erano da raggiungere con scale e cesti, il carro con i buoi faceva il
resto, trasportando le uve alla cantina, per la pigiatura. Preziosa l’uva in
quei secoli lontani, oltre al vino serviva a guarnire dolci a base di pane, che
poi veniva zuccherato con la saba, uno sciroppo ottenuto dalle stesse uve fatte
cuocere con lentezza, insieme a frutta e noci. Un rito che ha accompagnato la
nostra storia, e ha rappresentato un appuntamento immancabile dell’anno, nel
quale si faceva festa insieme, assaggiando il vino nuovo, e le specialità della
terra e dell’uomo, in allegria. Si vendemmia in tutto il mondo.
a Pompei si è svolta la vendemmia in ritardo come nel resto dell’Italia. Grazie
all’enologo dell’azienda vinicola Mastroberardino, al sole, alle condizioni
pedo climatiche ideali, e a una disposizione dei filari che riporta ad antiche
usanze, nel sito archeologico della cittadina sommersa dalla cenere e dai
lapilli nel 79 d.C., da quattordici anni si produce con passione un vino, secondo
i dettami dei Romani di 2000 anni fa. Un rito antico, che non è cambiato poi
molto negli ultimi millenni, dopo aver raccolto l’uva, la si deponeva in
cantina, e si iniziava la pigiatura ottenendo il primo mosto, e poi il vino
nuovo, celebrato solennemente con feste in onore di Bacco. Oggi come allora, l’inizio
della vendemmia è sancito dal cantiniere, che dopo ripetuti assaggi valuta il
tenore zuccherino degli acini, e da il via, un tempo erano le famiglie dei
dintorni a vendemmiare questo o quel filare, e si faceva a gara a chi terminava
prima. Un olmo faceva da appoggio alle le viti e ai grappoli, che posizionati
in alto erano da raggiungere con scale e cesti, il carro con i buoi faceva il
resto, trasportando le uve alla cantina, per la pigiatura. Preziosa l’uva in
quei secoli lontani, oltre al vino serviva a guarnire dolci a base di pane, che
poi veniva zuccherato con la saba, uno sciroppo ottenuto dalle stesse uve fatte
cuocere con lentezza, insieme a frutta e noci. Un rito che ha accompagnato la
nostra storia, e ha rappresentato un appuntamento immancabile dell’anno, nel
quale si faceva festa insieme, assaggiando il vino nuovo, e le specialità della
terra e dell’uomo, in allegria. Si vendemmia in tutto il mondo.
Tra luglio e
ottobre, nell’emisfero settentrionale, tra febbraio e aprile nell’emisfero
meridionale, è il periodo in cui le uve hanno raggiunto il grado di maturazione
desiderato, cioè quando nell’acino il rapporto tra la percentuale di zuccheri e
quella di acidi ha raggiunto il valore ottimale per il tipo di vino che si
vuole produrre. Anche Modena ha una solida tradizione vinicola e il Lambrusco
ha sempre fatto da fulcro in un economia agroalimentare tra le più floride e
ricche di storia. La vendemmia nei nostri territori ha significato sempre un
momento di coesione importantissimo, da vivere insieme, in armonia, dopo giorni
di fatica intensa, senza mai guardare l’orologio, ma poi festeggiando
allegramente. Quello vitivinicolo forse, è uno dei pochi ambiti della nostra
economia, nel quale si è mantenuto tra chi vi opera, e chi ne è estimatore, un
rapporto vero, autentico, sincero, lontano dai formalismi e dalle convenzioni,
nella semplicità di ritrovarsi per passare un momento felice insieme e nella
condivisione di un progetto collettivo. Vendemmia terminata con successo anche
per la Cantina Settecani, ai piedi delle colline modenesi di Castelvetro (Mo),
che domenica 10 novembre dalle 10 alle 18, riapre i suoi centenari portoni, invitando
collaboratori, soci, clienti, amici, conoscenti, estimatori del buon Lambrusco
Grasparossa, in un grande momento conviviale, per un brindisi alla tradizionale
ricorrenza di San Martino, e assaggiare il vino nuovo, gustando gnocco fritto,
caldarroste, e prodotti tipici.
ottobre, nell’emisfero settentrionale, tra febbraio e aprile nell’emisfero
meridionale, è il periodo in cui le uve hanno raggiunto il grado di maturazione
desiderato, cioè quando nell’acino il rapporto tra la percentuale di zuccheri e
quella di acidi ha raggiunto il valore ottimale per il tipo di vino che si
vuole produrre. Anche Modena ha una solida tradizione vinicola e il Lambrusco
ha sempre fatto da fulcro in un economia agroalimentare tra le più floride e
ricche di storia. La vendemmia nei nostri territori ha significato sempre un
momento di coesione importantissimo, da vivere insieme, in armonia, dopo giorni
di fatica intensa, senza mai guardare l’orologio, ma poi festeggiando
allegramente. Quello vitivinicolo forse, è uno dei pochi ambiti della nostra
economia, nel quale si è mantenuto tra chi vi opera, e chi ne è estimatore, un
rapporto vero, autentico, sincero, lontano dai formalismi e dalle convenzioni,
nella semplicità di ritrovarsi per passare un momento felice insieme e nella
condivisione di un progetto collettivo. Vendemmia terminata con successo anche
per la Cantina Settecani, ai piedi delle colline modenesi di Castelvetro (Mo),
che domenica 10 novembre dalle 10 alle 18, riapre i suoi centenari portoni, invitando
collaboratori, soci, clienti, amici, conoscenti, estimatori del buon Lambrusco
Grasparossa, in un grande momento conviviale, per un brindisi alla tradizionale
ricorrenza di San Martino, e assaggiare il vino nuovo, gustando gnocco fritto,
caldarroste, e prodotti tipici.