Una semplice serata
in famiglia
in famiglia
e buone bottiglie
di Luca Bonacini
Tempi
di crisi, si esce meno, e prima di uscire a cena si verificano accuratamente le
informazioni: come si mangia in quel posto là ? Che cucina fanno ? E,
particolare oggi non trascurabile, cosa si spende ? Poi però si confluisce sempre più spesso a casa di
amici o parenti, e stretti intorno a una tavola riccamente imbandita di
piatti semplici e casalinghi possono venir fuori seratine interessanti. Una
cena in famiglia dunque, e il piacere di rivedere un cugino acquisito perso di
vista e abile gourmet. Siamo nella parte est di Modena e questi terreni oggi
densamente edificati, nel medioevo erano di proprietà dei Templari che dal
Ponte di Sant’Ambrogio, tra una piena e l’altra del Panaro e del Tiepido ne
custodivano le sorti. Per arrivare, passo davanti alla trattoria “Fossalta” forse la più antica di Modena e mi vengono in
mente le sue tagliatelle al ragù, poi dopo un paio di svolte c’è il bottaio Renzi, pietra miliare della
Balsamico Valley, con i suoi trecento anni di storia, e forniture di preziosi
barili alle famiglie nobili della città, e penso a quante ne avrebbe da
raccontare. Ma eccoci arrivati, Paola e
Francesca rispettivamente cognata e nipote del sottoscritto, hanno impiegato
tutto il pomeriggio per cucinare la cena che si preannuncia appetitosa, onore a
loro.
di crisi, si esce meno, e prima di uscire a cena si verificano accuratamente le
informazioni: come si mangia in quel posto là ? Che cucina fanno ? E,
particolare oggi non trascurabile, cosa si spende ? Poi però si confluisce sempre più spesso a casa di
amici o parenti, e stretti intorno a una tavola riccamente imbandita di
piatti semplici e casalinghi possono venir fuori seratine interessanti. Una
cena in famiglia dunque, e il piacere di rivedere un cugino acquisito perso di
vista e abile gourmet. Siamo nella parte est di Modena e questi terreni oggi
densamente edificati, nel medioevo erano di proprietà dei Templari che dal
Ponte di Sant’Ambrogio, tra una piena e l’altra del Panaro e del Tiepido ne
custodivano le sorti. Per arrivare, passo davanti alla trattoria “Fossalta” forse la più antica di Modena e mi vengono in
mente le sue tagliatelle al ragù, poi dopo un paio di svolte c’è il bottaio Renzi, pietra miliare della
Balsamico Valley, con i suoi trecento anni di storia, e forniture di preziosi
barili alle famiglie nobili della città, e penso a quante ne avrebbe da
raccontare. Ma eccoci arrivati, Paola e
Francesca rispettivamente cognata e nipote del sottoscritto, hanno impiegato
tutto il pomeriggio per cucinare la cena che si preannuncia appetitosa, onore a
loro.
I saluti di rito e i convenevoli sciolgono l’iniziale imbarazzo, poi via
si parte, e complici i crostini ai
fegatini e tartufo e il “Radici” di Paltrinieri l’atmosfera si scalda. Il
piccolo Pietro suona il piano e fa dei simpatici risolini prima di agguantare
le cuffie e rimanere ipnotizzato dai cartoni animati, in cucina le donne
buttano la pasta, mentre io, da vecchio e canuto coppiere mi metto a scaraffare
il Brunello “Lupi e Sirene” Le Ripi, di Francesco Illy, utilizzando
impropriamente un decanter da whisky in ceramica, che però fa il suo uso, il
nettare toscano farà buon gioco con le cotolette. Finalmente è pronto, ed
eccoci tutti a tavola, i Gigli di
Gragnano, pasta artigianale trafilata in bronzo è condita con un ottimo sugo di
carciofi, una peperonata veramente speciale, un contorno di radicchi, scaglie
di Parmigiano, e noci, che accontenta i più attenti alla linea, e le cotolette che sono perfette per
quelli come me. E’ il momento del Brunello
di Montalcino che troviamo pieno, corposo, vellutato, rotondo. A
conclusione arrivano le fragole al Porto e una deliziosa torta alla ricotta,
che ha tutta l’aria di essere molto molto“seria”, ma la sfida continua. Una
serata simpatica ma decisamente in salita per il sommelier (cioè io) che dopo le
difficoltà di reperire un decanter adeguato e un apribottiglie consono, rischia
ancora lo scivolone: incurante della vocina che dentro di me mi diceva di non
farlo, ho prelevato dalla cantina un
Moscato d’Asti del 2004. Ho questa ossessione di vedere cosa succede al
vino se lo si lascia ad affinare qualche anno più del dovuto, un esperimento
nel quale coinvolgo occasionalmente i commensali di turno, non vi nascondo che
qualche volta è andata a finire a seggiolate, quando il vino in questione si è
rivelato imbevibile, ma perché non tentare la sorte ?
si parte, e complici i crostini ai
fegatini e tartufo e il “Radici” di Paltrinieri l’atmosfera si scalda. Il
piccolo Pietro suona il piano e fa dei simpatici risolini prima di agguantare
le cuffie e rimanere ipnotizzato dai cartoni animati, in cucina le donne
buttano la pasta, mentre io, da vecchio e canuto coppiere mi metto a scaraffare
il Brunello “Lupi e Sirene” Le Ripi, di Francesco Illy, utilizzando
impropriamente un decanter da whisky in ceramica, che però fa il suo uso, il
nettare toscano farà buon gioco con le cotolette. Finalmente è pronto, ed
eccoci tutti a tavola, i Gigli di
Gragnano, pasta artigianale trafilata in bronzo è condita con un ottimo sugo di
carciofi, una peperonata veramente speciale, un contorno di radicchi, scaglie
di Parmigiano, e noci, che accontenta i più attenti alla linea, e le cotolette che sono perfette per
quelli come me. E’ il momento del Brunello
di Montalcino che troviamo pieno, corposo, vellutato, rotondo. A
conclusione arrivano le fragole al Porto e una deliziosa torta alla ricotta,
che ha tutta l’aria di essere molto molto“seria”, ma la sfida continua. Una
serata simpatica ma decisamente in salita per il sommelier (cioè io) che dopo le
difficoltà di reperire un decanter adeguato e un apribottiglie consono, rischia
ancora lo scivolone: incurante della vocina che dentro di me mi diceva di non
farlo, ho prelevato dalla cantina un
Moscato d’Asti del 2004. Ho questa ossessione di vedere cosa succede al
vino se lo si lascia ad affinare qualche anno più del dovuto, un esperimento
nel quale coinvolgo occasionalmente i commensali di turno, non vi nascondo che
qualche volta è andata a finire a seggiolate, quando il vino in questione si è
rivelato imbevibile, ma perché non tentare la sorte ?
La torta che ha fatto Claudio è buonissima, frolla di grande
finezza e una ricotta che sembra una mousse. Stappo con tutta la perizia
possibile la bottiglia di Moscato, il tappo non si rompe e questo è già un buon
segno, poi lentamente comincio a servire. Lo stupore si dipinge nei nostri volti,
un vino che è in bottiglia da nove anni, e per le sue caratteristiche andrebbe
invece bevuto nell’anno, da il meglio di sé, certo il colore è di un giallo un
po’ più carico e il perlage è meno effervescente, di quanto era nel 2004, ma i
profumi e gli aromi ci sono tutti, e anche in bocca conserva quasi tutte le particolarità del migliore Moscato d’Asti,
freschezza in primis. Faccio una foto e la mando alla cantina che nove anni
fa me lo diede, con i migliori complimenti, fu un ottimo acquisto! In alto i
calici … la fortuna aiuta gli audaci!
finezza e una ricotta che sembra una mousse. Stappo con tutta la perizia
possibile la bottiglia di Moscato, il tappo non si rompe e questo è già un buon
segno, poi lentamente comincio a servire. Lo stupore si dipinge nei nostri volti,
un vino che è in bottiglia da nove anni, e per le sue caratteristiche andrebbe
invece bevuto nell’anno, da il meglio di sé, certo il colore è di un giallo un
po’ più carico e il perlage è meno effervescente, di quanto era nel 2004, ma i
profumi e gli aromi ci sono tutti, e anche in bocca conserva quasi tutte le particolarità del migliore Moscato d’Asti,
freschezza in primis. Faccio una foto e la mando alla cantina che nove anni
fa me lo diede, con i migliori complimenti, fu un ottimo acquisto! In alto i
calici … la fortuna aiuta gli audaci!
Menu’ della cena
Lambrusco di Sorbara “Radici” di Paltrinieri
e
Crostini ai fegatini e tartufo
Pasta di Gragnano trafilata in bronzo, con sugo di
carciofi
carciofi
Brunello “Lupi e Sirene” 2005 Le Ripi di Francesco Illy
e
Cotolette alla milanese
Peperonata
Contorno di radicchi trevigiani, scaglie di Parmigiano
e noci
e noci
Moscato di Scagliola del 2004
( lasciato per nove
anni coricato al buio di una cantina sotterranea )
anni coricato al buio di una cantina sotterranea )
e
Crostata alla ricotta e uvetta