IL MIO VINITALY

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Il Mio Vinitaly
di Luca Bonacini

Arrivare in un ora e un quarto di
autostrada a Verona, percorrere in colonna la distanza che separa il casello
dalla fiera in un ora e mezzo, parcheggiare e trascinarsi dentro al Vinitaly in un’altra mezz’ora, e dopo
mille peripezie varcare il padiglione a lungo sognato della Toscana,
immaginandosi di incontrare i supertuscany, i vellutati vini di Bolgheri, i
severi Chianti, i longevi Brunelli, e invece imbattersi in uno stand completamente
dedicato all’acqua minerale ! (anche se di Toscana), no non ci si rimane per
niente bene. Una specie di viaggio della
speranza, arrivare il primo giorno del Vinitaly
, anche perché trascorso un
anno mi ero dimenticato degli accorgimenti che ti evitano lo stress da fiera,
ovvero arrivare prima delle nove, e ripartire prima delle diciassette, poi
cominci a bighellonare per gli stand e a parlare con i produttori, e ti
raccontano di rese per ettaro, di viti accudite con amore, di roseti fatti
crescere accanto ai tralci di vite per favorirne la crescita, di mercati
lontani dove il vino italiano fa ancora innamorare, perché è buono,  rappresenta la bellezza della nostra terra, ed
è circondato da tanta passione. 



Cosa mi
rimarrà di questo Vinitaly
? Beh ho avuto la sensazione che rispetto alle
ultime edizioni ci fosse più ordine e organizzazione, con un programma nutrito
di degustazioni mai scontate, gentilezza e cordialità da parte degli
espositori, e il rammarico di non aver assaggiato il vino che viene fatto affinare
in botti sotto alle profondità del mare, ma presto mi rifarò. Fra i vini che mi
hanno colpito ricordo il Vino della Pace
della Cantina Produttori di Cormons,
che ho assaggiato insieme a Federico Menetto,
a Luca Gardini, a Bruno Petronilli, a Daniele Gaudioso, e al presidente Giuseppe Soini, nella speciale
degustazione curata da Daniele Cernilli,
palato eccezionale
; una strepitosa degustazione verticale di Ferrari Brut, in
uno straordinario viaggio nel tempo attraverso le migliori cuveè della casa
trentina; l’incredibile selezione di crù dal mondo di Paolo Repetto di Vinifera
lo stand Antinori con le chicche
toscane, sempre impraticabile; l’enorme monumento ecosostenibile di tappi di sughero;
il prosecco naturale di Belecasel (www.belecasel.it); l’Otto Rintocchi e il S’indora, rossi avvolgenti di grande finezza dell’azienda
agricola senese Mocine (www.mocine.it); il monumentale
Sangiovese toscano “Vigna dell’Impero”,
un vitigno piantato da S.A.R. Vittorio Emanuele nel 1935 alla Tenuta Sette
Ponti (www.tenutasetteponti.it); lo chef Bastianich (io muorro!) presente
con la sua cantina friulana, ma anche e soprattutto spietato giudice di
Masterchef, assediato dalle fans in cerca di una foto; e uno stupefacente
padiglione dell’Emilia Romagna dove forse per la prima volta emergeva la
volontà di fare squadra, non tanti stand ma molti produttori presenti fianco a
fianco, ognuno per far assaggiare le proprie delizie, allietati dalle arie di Giuseppe Verdi cantate magistralmente dai 28 del
coro di Verona
. Oltre 35mila visitatori hanno potuto apprezzare i vini delle
128 aziende emiliano romagnole sempre più presenti nei contesti di pregio, poi la
premiazione del presidente dell’Enoteca
Regionale Emilia Romagna Gian Alfonso Roda
a cui il Vinitaly ha assegnato il
riconoscimento:”Benemerito del vino”,
la presenza sempre più importante del vino biologico e tante tavole rotonde e
convegni, per prendere sempre più
consapevolezza dell’importanza di questo comparto
nell’economia nazionale.

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