Quella volta che
Liz Taylor e Richard Burton
Liz Taylor e Richard Burton
scapparono dal set di “Cleopatra”
per un we romantico
per un we romantico
di Luca Bonacini
Ripidi tornanti salgono verso il passo del Gran San Bernardo in direzione della Svizzera, è la medesima stretta strada delle gare eroiche degli anni ’30, con quelle
auto primordiali di ferro e di legno, con i piloti protetti solo da occhiali e
giubbotto, velocissimi, temerari e incuranti degli strapiombi e delle gole che portano
fino ai 2478 mt. del passo, una gara
in salita che venne sospesa per la pericolosità del tracciato ma anche per le
pressioni di un politico che aveva aspettato troppo in colonna per
poter valicare. E’ la stessa che percorsero con una sontuosa Cadillac cabriolet
nei primi anni ‘60 Liz Taylor e Richard
Burton in una romantica fuga d’amore,
dal set del colossal “Cleopatra”. Una diserzione focosa che subì una battuta d’arresto
quando li colse un guasto a tre chilometri dal passo, la forte pendenza aveva mandato
su di giri il motore e fatto bollire l’acqua del radiatore, grazie al fortuito
intervento di un regista che li aveva riconosciuti raggiunsero il passo e l’Albergo Italia, poi
vennero recuperate le tante piccole valigie di coccodrillo nero con le iniziali
in oro, chiaramente di Liz Taylor.
auto primordiali di ferro e di legno, con i piloti protetti solo da occhiali e
giubbotto, velocissimi, temerari e incuranti degli strapiombi e delle gole che portano
fino ai 2478 mt. del passo, una gara
in salita che venne sospesa per la pericolosità del tracciato ma anche per le
pressioni di un politico che aveva aspettato troppo in colonna per
poter valicare. E’ la stessa che percorsero con una sontuosa Cadillac cabriolet
nei primi anni ‘60 Liz Taylor e Richard
Burton in una romantica fuga d’amore,
dal set del colossal “Cleopatra”. Una diserzione focosa che subì una battuta d’arresto
quando li colse un guasto a tre chilometri dal passo, la forte pendenza aveva mandato
su di giri il motore e fatto bollire l’acqua del radiatore, grazie al fortuito
intervento di un regista che li aveva riconosciuti raggiunsero il passo e l’Albergo Italia, poi
vennero recuperate le tante piccole valigie di coccodrillo nero con le iniziali
in oro, chiaramente di Liz Taylor.
I due attesero al bar, lui affascinante, e
lei minuta, proporzionata, bellissima, con gli occhi di un viola intenso. Presero
due camere senza firmare il registro, e ne utilizzeranno una sola: la numero 15, erano in incognito ed entrambi sposati. Una
volta accomodati cominciarono a ordinare whisky
and soda in camera, intervallati da sandwich
di pollo ed elargendo mance stratosferiche. Continueranno per tutti e due
giorni, fino a quando l’auto non sarà riparata dal soccorso svizzero. Era una
notizia bomba, ma la stampa solo alla fine del secondo giorno si accorse di
loro, la famiglia Brunod assolse in pieno al vincolo professionale della
riservatezza, riuscendo a tenere tutto sotto silenzio, inimicandosi alcuni
cronisti ma suscitando la gratitudine della coppia. Certo sarebbe stato il
gossip più seguito del momento, e la notizia avrebbe velocemente fatto il giro
del mondo, come accadde quando ormai i due attori erano ripartiti, erano gli
interpreti più celebri e acclamati del momento, amanti focosi e litigiosi, tra un cocktail e l’altro si lasciavano e si riprendevano, seguiti
a vista da cronisti e fotografi, negli anni successivi si sarebbero uniti in
matrimonio due volte per poi divorziare.
lei minuta, proporzionata, bellissima, con gli occhi di un viola intenso. Presero
due camere senza firmare il registro, e ne utilizzeranno una sola: la numero 15, erano in incognito ed entrambi sposati. Una
volta accomodati cominciarono a ordinare whisky
and soda in camera, intervallati da sandwich
di pollo ed elargendo mance stratosferiche. Continueranno per tutti e due
giorni, fino a quando l’auto non sarà riparata dal soccorso svizzero. Era una
notizia bomba, ma la stampa solo alla fine del secondo giorno si accorse di
loro, la famiglia Brunod assolse in pieno al vincolo professionale della
riservatezza, riuscendo a tenere tutto sotto silenzio, inimicandosi alcuni
cronisti ma suscitando la gratitudine della coppia. Certo sarebbe stato il
gossip più seguito del momento, e la notizia avrebbe velocemente fatto il giro
del mondo, come accadde quando ormai i due attori erano ripartiti, erano gli
interpreti più celebri e acclamati del momento, amanti focosi e litigiosi, tra un cocktail e l’altro si lasciavano e si riprendevano, seguiti
a vista da cronisti e fotografi, negli anni successivi si sarebbero uniti in
matrimonio due volte per poi divorziare.
Anche oggi che sono passati tanti anni,
la suite è sempre la stessa, conserva
l’arredo dell’epoca e un fascino immutato a cui sono in pochi a resistere quando
si tratta di decidere in quale stanza pernottare. Un luogo di grande fascino il
Colle, abitato fin da tempi immemori e attraversato dall’antica via Francigena che metteva in comunicazione Roma e
Canterbury, la quale fino all’inaugurazione del traforo del Gran San Bernardo
nel 1964 che azzerò drasticamente il traffico, vide passare condottieri ed
eserciti: Annibale con gli elefanti,
le guarnigioni romane, Carlo Magno,
Napoleone Bonaparte, mentre qualche anno dopo vide ospiti dell’albergo
Italia, il generale Montgomery, il
maresciallo Graziani, Palmiro Togliatti
e il Duca d’Aosta. Tanti i motivi per venire al “Grande” come viene chiamato
affettuosamente dai locali, non solo per recarsi in Svizzera, ma per godere
prima di tutto della grande tranquillità, potendo visitare i ruderi del tempio
romano dedicato a Giove, l’allevamento
dei cani San Bernardo, e l’antichissimo monastero dei Bernardini. Una sosta
meritata dopo tutte quelle curve, per godere dell’ospitalità valdostana dei Brunod, la famiglia proprietaria
dell’albergo Italia aperto cinque mesi all’anno, e di una cucina prelibata,
servita in costume tradizionale valdostano. E prima di andare a riposare in una
delle sedici suite senza televisione, per una notte che merita il viaggio, perché non sorseggiare un vin brulè in compagnia, nell’accogliente salotto al tepore della grande stufa accesa.
la suite è sempre la stessa, conserva
l’arredo dell’epoca e un fascino immutato a cui sono in pochi a resistere quando
si tratta di decidere in quale stanza pernottare. Un luogo di grande fascino il
Colle, abitato fin da tempi immemori e attraversato dall’antica via Francigena che metteva in comunicazione Roma e
Canterbury, la quale fino all’inaugurazione del traforo del Gran San Bernardo
nel 1964 che azzerò drasticamente il traffico, vide passare condottieri ed
eserciti: Annibale con gli elefanti,
le guarnigioni romane, Carlo Magno,
Napoleone Bonaparte, mentre qualche anno dopo vide ospiti dell’albergo
Italia, il generale Montgomery, il
maresciallo Graziani, Palmiro Togliatti
e il Duca d’Aosta. Tanti i motivi per venire al “Grande” come viene chiamato
affettuosamente dai locali, non solo per recarsi in Svizzera, ma per godere
prima di tutto della grande tranquillità, potendo visitare i ruderi del tempio
romano dedicato a Giove, l’allevamento
dei cani San Bernardo, e l’antichissimo monastero dei Bernardini. Una sosta
meritata dopo tutte quelle curve, per godere dell’ospitalità valdostana dei Brunod, la famiglia proprietaria
dell’albergo Italia aperto cinque mesi all’anno, e di una cucina prelibata,
servita in costume tradizionale valdostano. E prima di andare a riposare in una
delle sedici suite senza televisione, per una notte che merita il viaggio, perché non sorseggiare un vin brulè in compagnia, nell’accogliente salotto al tepore della grande stufa accesa.