CUCINA EMILIANA sul TITANIC

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SUL TITANIC
SI MANGIAVA
EMILIANO
di Luca Bonacini


A distanza di cento anni il Titanic raccoglie ancora tanta
attenzione intorno a sé e si moltiplicano le aste sui reperti ritrovati o
scampati miracolosamente al naufragio. Battuti dalle case d’aste più importanti,
sono oggetti di uso quotidiano, pezzi di arredo, stoviglie, o documenti, tutti
di grande valore visto il tempo che è trascorso, e l’eccezionalità dell’evento
occorso. La raffinatezza  della cucina
era un argomento da tenere in gran conto per le compagnie di navigazione e la
prima classe del transatlantico Titanic disponeva del servizio più lussuoso. Se
nei giorni scorsi era comparso il menù del pranzo
inaugurale
per la partenza del Titanic al Grand Central Hotel di Belfast, arrivato fino a noi perché i
proprietari erano sbarcati a Cork prima del tragico impatto, era dello scorso
marzo la notizia che un menù originale
della cena servita in prima classe la sera del 14 aprile 1912 era stato battuto
per 122 mila euro, un raro documento
di poche ore prima che il Titanic si inabissasse costando la vita a più di 1500
persone. Scorrendo la lista delle pietanze somministrate al Ritz l’unico ristorante di bordo dove
si poteva ordinare alla carta, scopriamo che il meglio delle materie prime e
della cucina emiliana all’epoca erano già in voga, ecco allora la mortadella, un salume molto apprezzato
negli Stati Uniti e in Canada, il Parmigiano
Reggiano
, il Gorgonzola, l’olio, il vino. 
Lo rivelano le ricerche dello
storico Gabriele Arlotti sulla storia del Parmigiano che tra le carte d’imbarco
ha scovato un appunto riguardante 30 forme del re dei formaggi, acquistate dal
pavese Luigi Gatti  direttore del Ritz l’elegante ristorante
del Titanic. Sarebbero occorse per realizzare ricette di gran moda come il Consommè
Olga
(Parmigiano in bastoncini come guarnizione), il Sautè
di pollo lyonnase
(una sorta di canapè di sfoglia riempiti di verdure e
Parmigiano) e la zuppa Parmentier, che ha come ingrediente oltre alle patate, il
Parmigiano tagliato a fette. Le preparazioni avvenivano nelle enormi cucine
lunghe oltre 50 metri che occupavano tutta la larghezza della nave, i piani di cottura erano i più grandi mai
costruiti,
e disponevano di attrezzature all’avanguardia per l’epoca, il
servizio poteva disporre di 10.000
stoviglie
della Goldsmith e Silversmith di Londra, mentre il personale era formato
da 62 membri, esclusi i camerieri, ma solo 13 tra cuochi e aiuti riuscirono a
mettersi in salvo.

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